(Rinnovabili.it) – Riuscire a gestire in maniere sostenibile l’acqua è una delle sfide che l’Italia deve vincere. Perdite negli acquedotti, evasione ed elusione della tariffa, scarsa disponibilità nelle utenze civili in periodi di maggiore siccità, sono solo alcuni dei nodi da risolvere prima di poter inserire a pieno diritto l’acqua nelle vittorie nazionali della economia verde italiana. Delle opportunità e delle difficoltà nella governance del servizio idrico in Italia se ne è parlato ieri a Roma in occasione del seminario organizzato dal Consiglio Nazionale della Green Economy.
L’appuntamento è stato l’occasione per fare il quadro della situazione ed individuare gli attuali punti deboli. Perché se è vero che l’economia verde italiana sta facendo grandi progressi, è nel settore acqua che il bel paese deve affrontare le maggiori difficoltà: le perdite nelle reti sono stimate tra il 30-40%, gli acquedotti e le reti fognarie soffrono di vecchiaia, il 24% delle condotte e il 27% della rete fognaria ha più di 50 anni, ed ancora esiste un 8% di condotte in cemento amianto, meno della metà degli impianti di depurazione (45%) assicura un trattamento dei reflui almeno secondario e sul fronte qualità, il 2,2% dei campioni è risultato fuori norma con un 9% sulle isole.
“Per garantire insieme alla tutela di questo bene comune di fondamentale interesse pubblico insieme alla disponibilità di acqua in quantità e qualità sufficiente per soddisfare le esigenze dei cittadini e degli utilizzi nei settori produttivi – ha osservato il Presidente della Fondazione per lo Sviluppo Sostenibile, Edo Ronchi – è necessario, mettere in atto un sistema di azioni e strumenti realmente efficaci di tutela e utilizzi sostenibili di questa risorsa con investimenti adeguati e un quadro normativo coerente che potranno permettere di avviare il settore sulla strada della green economy. Un settore che già sta affrontando e dovrà affrontare ancora di più nei prossimi anni gli effetti dei cambiamenti climatici“.
Gli interventi per il contenimento delle perdite negli acquedotti e la sicurezza idrica sono i primi punti all’ordine del giorno. Per “aggiornare” le infrastrutture idriche nazionali sono stati stimati finanziamenti di oltre 5 miliardi di euro l’anno. Ma gli interventi devono comprendere anche il rafforzamento dell’attuale tendenza di riduzione dei consumi e il riutilizzo delle acque grigie e di quelle depurate, così come l’adeguamento delle infrastrutture di approvvigionamento, trattamento, collettamento e depurazione con criteri di razionalità e efficacia, e la riduzione progressiva del numero dei gestori. “La green economy – ha concluso Gianni Squitieri, membro del gruppo di lavoro Risorse idriche del Consiglio generale della Green economy – qualsiasi siano le sensibilità e le posizioni in gioco, appare come l’unica via di uscita per questo settore”.