(Rinnovabili.it) – Per i tanti abituati a lamentarsi quotidianamente di ciò che non va in Italia, probabilmente sarà difficile da credere: esiste un macro settore dell’economia nazionale che ci rende tra i primi in Europa e che dimostra che le buone pratiche possano portare a risultati altrettanto buoni. Parliamo dell’economia verde, termine che include una serie di settori – dalle energie rinnovabili ai quello dei rifiuti – in grado di garantire una crescita economica reale ma al tempo stesso sostenibile.
A fare il punto della situazione dal palco di Ecomondo 2016 sono ancora una volta Stati Generali della Green Economy: 64 organizzazioni di imprese rappresentative della green economy nostrana che in collaborazione con i ministeri dell’Ambiente e dello Sviluppo monitorano annualmente le performance italiane. E se il quadro di riferimento è quello offerto dalle principale economie europee a Germania, Regno Unito, Francia e Spagna, scopriamo che il Belpaese ha ancora qualcosa da insegnare. La relazione annuale presentata alla Fiera di Rimini ha analizzato la situazione italiana a partire da alcuni indicatori chiave delle tematiche strategiche della green economy: emissioni di gas serra, rinnovabili, efficienza energetica, riciclo dei rifiuti, eco-innovazione, agroalimentare di qualità ecologica, capitale naturale e mobilità sostenibile. Ne viene fuori una nazione di eccellenze, molte ancora potenziali, che
“Le eccellenze italiane nel campo della green economy – ha detto Edo Ronchi, Presidente della Fondazione per lo Sviluppo Sostenibile – restano più forti delle difficoltà che pure non mancano: sostenere le eccellenze e recuperare le difficoltà è una via percorribile di rilancio economico che in Italia non ha uguali. Nulla ha potenzialità di sviluppo comparabili con quelle della green economy”.
La green economy italiana in numeri
Emissioni di gas serra: Da un’analisi approfondita emerge che tra il 1990 e il 2014 l’Italia ha ridotto le proprie emissioni di gas serra di circa il 20%, leggermente al di sotto della riduzione media europea che è stata di -24%, e si è posizionata al 3° posto fra i 5 grandi Paesi europei dopo il Regno Unito (- 34%) e la Germania (- 28%). Purtroppo nel 2015 la posizione è significativamente peggiorata con un aumento di tali emissioni di ben il 3,5%.
Efficienza energetica: abbiamo performance migliori della media europea che ci assegnano un 2° posto della classifica dei cinque grandi Paesi, dietro solo al Regno Unito. Analizzando invece l’andamento nel tempo, dal 2005 al 2014, vediamo che l’intensità energetica del Pil dell’Italia è migliorata del 16%, ossia meno della media europea (18%) e facendoci finire solo al 4° posto fra le grandi economie Ue.
Rinnovabili: Per quanto riguarda la quota del consumo finale lordo soddisfatto da rinnovabili, nel 2014 l’Italia ha raggiunto il 17,1%, superiore alla media europea del 16% che la mette al 1° posto fra i cinque. Ma il primato rischia di durare poco. Negli ultimi tre anni l’Italia ha, infatti, fermato la crescita dei nuovi investimenti in fonti rinnovabili.
Rifiuti: Nel riciclo dei rifiuti urbani l’Italia col 42%, si colloca un punto percentuale sotto la media Ue28 e al 3° posto fra i cinque grandi Paesi europei. Nel riciclo dei rifiuti speciali, con circa 99 milioni di ton pari al 76%, l’Italia si colloca invece al 1° posto fra i cinque grandi paesi.
Eco-innovazione: L’Italia ha una posizione al di sopra della media europea ed è al 3° posto della classifica dei cinque, dietro a Germania e Francia.