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Green bond: c’è chi usa la carota e chi il bastone

Green bond: c’è chi usa la carota e chi il bastone

 

 

Come spronare il mercato dei green bond?

(Rinnovabili.it) – Le obbligazioni verdi sono uno degli strumenti finanziari a più rapida crescita. Solo dieci anni fa si contavano emissioni annue inferiori al miliardo di dollari; oggi hanno superato i 170 miliardi, divenendo un mezzo popolare per finanziare infrastrutture ecocompatibili, progetti di efficienza energetica e impianti per la produzione di energia pulita. Ma a fronte dell’exploit registrato nell’ultimo periodo, le obbligazioni verdi rappresentano ancora solo  una goccia nel mercato del reddito fisso mondiale, con una fetta di appena il 7%.

Come spiegano Nathaniel Bullard e Daniel Shurey, analisti di Bloomber New Energy Financese la comunità finanziaria vuole che il segmento verde passi dall’essere un elemento ‘esoterico’ a una componente significativa dei mercati globali del capitale, i volumi dovranno passare da miliardi ai trilioni”.

 

green bond

 

La domanda da cui sono partiti Bullard e Shurey è: Come possono fare i governi a impegnarsi in questo mercato? Le autorità governative in ciascuna delle tre principali regioni chiave per l’emissione di obbligazioni – Asia-Pacifico, Europa e Stati Uniti – stanno adottando approcci molto diversi alla sfida. Nel complesso BNEF ha individuato tre opzioni d’intervento: si può incentivare la crescita (quello che gli analisti chiamano il metodo della carota), la si può forzare (il bastone) o si può camminare avanti per dare l’esempio.

 

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I governi asiatici stanno usando le carote. Attualmente sono in vigore cinque programmi di incentivazione in tutta la regione, con Cina, Hong Kong, Giappone, Malesia e Singapore che dominano il settore. La forma più comune di incentivo è una sovvenzione per i costi dell’emissione delle obbligazioni, in particolare per le spese legate alla verifica di ciò che rende realmente verde il bond da parte di terzi.

 

In Europa, invece, si preferisce di gran lunga il bastone. Qui i green bond sono nati in un ambiente con pochi incentivi finanziari o normativi dedicati alla finanza verde. A marzo di quest’anno, la Commissione europea ha pubblicato l’Action Plan on Sustainable Finance, una strategia per la realizzazione di un sistema finanziario che sostenga il programma dell’Unione per il clima e lo sviluppo sostenibile. Il piano tuttavia si concentra sul rafforzamento dei cambiamenti comportamentali sul lato della domanda, piuttosto che su quello dell’offerta. Le proposte includono marchi UE per i prodotti finanziari verdi e l’obbligo, per i gestori di attività e gli investitori istituzionali, di tenere conto dei fattori di sostenibilità nel processo di investimento e di rendere più stringenti gli obblighi di comunicazione. “È un approccio più muscoloso rispetto all’Asia – scrivono gli analisti – ed è anche strutturato più sulla penalità che sull’opportunità”.

 

La terza tattica è quella di dare l’esempio, incarnata dal relativamente nuovo mercato dei titoli verdi sovrani. Ad oggi, infatti, sette emittenti sovrani  – Polonia, Francia, Fiji, Nigeria, Belgio, Indonesia e Lituania – hanno venduto green bond per un totale combinato di 25,5 miliardi di dollari. “I green bond  – scrivono gli analisti – stanno seguendo un percorso già calpestato dall’energia pulita dieci anni fa […] Le autorità hanno offerto sia carote (come sussidi) che bastoni (come l’obbligo di livelli minimi di rinnovabili per le utilities) per contribuire a ridimensionare il mercato e ridurre i costi. Oggi vediamo numerosi esempi di progetti rinnovabili altamente competitivi che sono in grado di prosperare nel mercato senza alcun supporto governativo. Carote e bastoni hanno funzionato abbastanza bene per l’energia pulita e spesso non sono più necessari . Forse funzioneranno altrettanto efficacemente per le obbligazioni verdi”.

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