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Il grattacielo sostenibile che cresce quando mangia smog

grattacieli sostenibili

 

(Rinnovabili.it) – È facile pensare che tra i molti progetti di grattacieli – tutti visionari e futuristici – appena premiati alla eVolo Skyscraper Competition di quest’anno, siano ben pochi quelli davvero realizzabili. Vuoi perché richiederebbero l’uso di tecnologie ad altissimo costo, oppure perché stravolgerebbero completamente lo skyline di alcune tra le più iconiche città al mondo. Ma questo non significa che tutte quelle idee siano da scartare a scatola chiusa. Al contrario, tra i progetti più degni di nota c’è un interessante grattacielo sostenibile mangia smog.

 

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Lo hanno firmato gli americani Changsoo Park e Sizhe Chen e lo hanno rinominato “Air-Stalagmite”. Il grattacielo infatti ha due funzioni distinte, anche se entrambe collegate al problema sempre più pressante dell’inquinamento dell’aria nelle megalopoli.

 

grattacieli sostenibiliLa prima funzione è quella di avvisare in tempo reale i cittadini a proposito della qualità dell’aria che stanno respirando in quel momento. La seconda funzione è quella di un vero e proprio polmone artificiale, una sorta di gigantesco filtro che ripulisce l’aria della città dall’inquinamento.

Ma perché il riferimento alla stalagmite? È presto detto. Il grattacielo presenta una cavità nella parte inferiore della struttura. Da lì l’aria inquinata viene risucchiata e condotta verso l’alto grazie a delle apposite ventole. Salendo, l’aria incontra a diverse altezze dei filtri, che riescono a imprigionare una quota delle particelle in sospensione, finché non esce nuovamente dalla sommità del tutto ripulita.

La particolarità di questo grattacielo è di crescere mentre mangia lo smog. In senso letterale. Infatti le polveri sottili e gli altri inquinanti che vengono filtrati diventano materiale da costruzione, che alcune stampanti 3D integrate nella struttura del grattacielo provvederanno a estrudere. Allo stesso modo delle stalagmiti, che crescono man mano che si accumulano i sali minerali disciolti nell’acqua. Il materiale estruso va quindi a comporre la pelle del grattacielo, che si sviluppa di pari passo con l’attività di filtraggio.

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