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Goletta Verde in Molise: 2 punti su 3 risultano fortemente inquinati  

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Le acque del Molise finiscono sotto l’occhio attento di Legambiente

(Rinnovabili.it) – “Oltre che indagare per capire le cause che compromettono lo stato di salute delle nostre acque, è necessario agire concretamente”. L’invito all’azione è quello rivolto da Manuela Cardarelli, presidente Legambiente Molise, alla propria regione e non solo. L’associazione del cigno verde ha presentato lo scorso sabato i risultati dell’analisi ambientale effettuata da Goletta Verde lungo le coste molisane. La squadra di tecnici di Legambiente ha analizzato nei giorni passati alcuni dei punti critici sul territorio per valutarne lo stato di salute. Il campionamento si concentra su aree selezionate in base a un “maggior rischio” presunto di inquinamento, come foci dei fiumi, torrenti, gli scarichi e i piccoli canali, che costituiscono i principali veicoli di contaminazione batterica quando i sistemi depurativi non funzionano in maniera ottimale.

E per i punti monitorati in Molise i risultati sono tutt’altro che soddisfacenti. Oltre al tradizionale prelievo nei pressi della foce del fiume Biferno, che ha confermato una situazione invariata rispetto agli anni scorsi a causa della presenza di scarichi non depurati o illegali, risultando “fortemente inquinato”, i tecnici di Goletta Verde hanno analizzato tre punti in provincia di Campobasso, di cui due con valori oltre i limiti di legge: la spiaggia Fronte Rio Vivo e la foce del canale presso la rotatoria lungomare Cristoforo Colombo. E su questi risultati l’associazione ha deciso di avviare un’azione giuridica presentando gli esposti alle autorità competenti.

Il monitoraggio di Goletta Verde – aggiunge Cardarelli – non vuole sostituirsi ai controlli ufficiali, ma punta a scovare le criticità ancora presenti nei sistemi depurativi regionali per porre rimedio all’inquinamento dei nostri mari. Il problema della cattiva depurazione purtroppo rappresenta un costo elevato per le tasche degli ignari cittadini, visto che il nostro Paese è stato condannato a pagare all’Ue una multa da 25 milioni di euro, più ulteriori 30 milioni ogni sei mesi finché non si metterà in regola. Soldi che si sarebbero potuti spendere diversamente, per esempio per aprire nuovi cantieri per la depurazione e realizzare sistemi efficienti e moderni, creando nuovi posti di lavoro”.

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