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Verso il G20: Quanti investitori sono in linea con l’Accordo sul clima?

Accordo sul clima

 

Investitori e Asset Owners, sull’Accordo sul clima non si scherza

(Rinnovabili.it) – Quanti dei maggiori investitori europei condividono l’accordo sul clima di Parigi? Quanti stanno realmente dirottando i propri fondi in operazione e progetti in linea con l’obiettivo di mantenere l’aumento della temperatura globale sotto i 2 gradi centigradi? ‘Un po’, ma non abbastanza’ ci risponde oggi il rapporto “European asset owners: 2°C alignment and misalignment of public equity portfolios”.

 

Il documento, pubblicato dal WWF in vista del prossimo vertice G20 di Amburgo, passa in analisi il mondo finanziario per rivelare chi e come si sta realmente impegnando per il futuro del pianeta. Come spiega Sebastien Godinot, Economista al WWF European Policy Office, sono diversi gli Asset Owners europei (fondi pensione, compagnie di assicurazione e fondi sovrani) ad aver avvertito il rischio connesso al cambiamento climatico. “Assicurarsi che il capitale sia investito in società che contribuiscono a un futuro sicuro dal punto di vista del clima è fondamentale per raggiungere gli obiettivi dell’Accordo di Parigi, riducendo i rischi finanziari relativi al clima e massimizzando i guadagni”, commenta Godinot. “Alcuni Asset Owners già dimostrano di condurre tale processo, ma molto deve essere ancora fatto per riposizionare gli investimenti passando dal carbone all’energia rinnovabile”.

 

D’altra parte, l’onda globale del divestment dalle fonti fossili sta montando in maniera evidente: oggi rappresenta ben 5mila miliardi di dollari di asset in gestione a 688 istituzioni in 76 Paesi del mondo. L’Europa sta contribuendo al processo ma le dimensioni rimangono piccole.

Il rapporto mostra che 30 dei maggiori Asset Owners, principalmente fondi pensione, da Paesi Bassi, Danimarca, Svezia, Norvegia e Finlandia, hanno già attuato cambiamenti per rendere il proprio portfolio di public equity in linea con l’obiettivo dell’Accordo sul clima.  Di fronte a questi 30 ce ne sono però altri 50 che si continuano a negare di fronte alla richiesta di rendere trasparenti i dati relativi agli investimenti. Tutti e 80 (con l’eccezione del danese PKA) hanno tagliato i finanziamenti nel settore dell’estrazione di carbone, ma il vero scoglio sembra essere quello della produzione elettrica da carbone, a cui ancora troppi sono affezionati.

 

“Troppi Asset Owners ancora oggi non mostrano apertamente come e se i propri investimenti di capitale sono compatibili con gli obiettivi di salvaguardia climatica siglati con l’Accordo di Parigi. Noi facciamo appello ai leader del G20 che si riuniranno in settimana ad Amburgo per affrontare e migliorare questa situazione, adottando i suggerimenti della Task Force designata del Financial Stability Board sulla necessità di trasparenza sugli investimenti in materia di clima”.

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