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Il fungo che recupera il palladio dalle acque industriali di scarto

I ricercatori della Loughborough University hanno messo a punto un processo di recupero del prezioso metallo grazie all'assorbimento di un particolare fungo generalmente "affamato" di legno in decomposizione.

palladio fungoIl palladio è diventato il metallo più prezioso al mondo, spinto soprattutto dalla domanda dell’industria automobilistica che lo usa per realizzare marmitte catalitiche

 

(Rinnovabili.it) – Un fungo che vale oro, anzi palladio: i ricercatori della Loughborough University, nel Regno Unito, hanno sviluppato un procedimento che sfrutta le capacità del Phanerochaete chrysosporium, un particolare fungo generalmente noto per aggredire il legno in decomposizione, per recuperare il prezioso metallo dalle acque industriali di scarto. Il palladio, a inizio 2019, è diventato il metallo più prezioso al mondo spinto soprattutto dalla crescente domanda dell’industria automobilistica in cui viene impiegato per la realizzazione delle marmitte catalitiche.

 

L’innovativo procedimento è stato presentato sulla rivista scientifica International Biodeterioration & Biodegradation: aggiungendo sale di palladio su un terreno di fermentazione generato dalla crescita del fungo, gli studiosi hanno osservato non solo l’assorbimento del prezioso metallo ma persino la sua trasformazione (tramite riduzione) in nanoparticelle.

Il metodo potrebbe essere utilizzato per recuperare le tracce di palladio presenti nelle acque reflue di alcuni processi produttivi industriali, rispondendo così alla crescente domanda da parte dell’industria automobilistica.

 

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A inizio anno, il prezzo del palladio è volato a quasi 1.600 dollari l’oncia (circa 57 dollari al grammo), scalzando l’oro e il platino (rispettivamente a circa 1.300 e 640 dollari l’oncia) nella classifica dei metalli più preziosi al mondo. Un balzo nelle quotazioni dovute, da una parte, all’esaurimento delle scorte mondiali di palladio, quasi tutte provenienti da Sud Africa e Russia, scese a uno stock tra le 10 e le 18 milioni di once secondo un recente report del raffinatore Heraeus, ovvero l’equivalente necessario a soddisfare la domanda dell’industria automobilistica per i prossimi 1-2 anni.

 

I ricercatori della Loughborough University spiegano che attualmente il processo non potrebbe essere direttamente applicato alla produzione di marmitte catalitiche, ma che in futuro, le nanoparticelle di palladio recuperate grazie all’assorbimento dei funghi potrebbero trovare largo impiego nell’industria chimica e persino in quella di produzione di pile a combustibile.

 

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