Strutture frangi-flutti e frangi-vento si uniscono per la prima volta nella foresta galleggiante australiana
(Rinnovabili.it) – L’aggravarsi e intensificarsi dei fenomeni meteorologici estremi ha dato un nuovo obiettivo alla ricerca climatica: lo studio di innovativi sistemi di resilienza in grado di proteggere l’ambiente dagli impatti più traumatici. A questo filone scientifico appartiene anche la Foresta Galleggiante dell’Università del Queensland, in Australia, una barriera artificiale disegnata per ridurre i danni ai litorali causati da vento e onde. Progettata e brevettata da un team di ingegneri civili, la “foresta” nasce con l’obiettivo di prevenire l’erosione costiera e proteggere attività e infrastrutture in caso di tifoni o tempeste. L’elemento identificativo del progetto consiste nell’aver unito, per la prima volta, elementi frangi-flutti a strutture frangivento.
“Il vento può causare danni significativi alle comunità costiere e in alcuni casi può essere fatale”, spiega il professor Chien Ming Wang, a capo del gruppo di ricercatori. “Siamo stati primi a compiere una simile operazione”.
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La foresta galleggiante è costituita da un ponte di cemento inclinato a monte per consentire il sollevamento delle onde; la struttura dissipa l’energia marina in modo simile a quello in cui una rampa di sicurezza può rallentare un veicolo in accelerazione nelle strade fortemente inclinate.
Una serie di tubi in plastica e cemento sono collocati in cima al ponte per formare gli “alberi”: queste unità, cave all’interno, sarebbero abbastanza flessibili per attutire il colpo e allo stesso tempo abbastanza rigide per disturbare le raffiche eoliche, riducendone la velocità. “Un frangivento può essere costituito da vegetazione reale, tuttavia potrebbe essere difficile da mantenere e gestire, se realizzata al largo”, ha aggiunto il professor Wang. “Abbiamo invece scelto di costruire tubi in plastica e cemento e metterli in una formazione che fornisca la massima resistenza eolica, dissipando quindi la forza del vento”.
Il progetto su scala reale dovrebbe essere lungo circa un chilometro con i tubi alti fino a 20 metri. Il team ha collaborato con la società UniQuest per presentare un brevetto provvisorio per la struttura galleggiante. “Abbiamo costruito il modello di un piccolo segmento per testare il flusso ondoso all’interno del laboratorio idraulico di UQ”, ha affermato il ricercatore. “Speriamo che una versione più piccola possa essere costruita in luoghi colpiti da forti stagioni cicloniche, come il Bangladesh, il Mozambico, Taiwan e le Filippine”.
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