Il Festival dell’Acqua di Venezia si concentrerà sul ciclo idrico “a valle”
(Rinnovabili.it) – Dall’essiccamento dei residui della depurazione all’utilizzo della logica predittiva per contenere i consumi energetici e migliorare la qualità delle acque, dal trattamento del percolato di discarica fino a una BioPiattaforma che unisce termovalorizzazione e depurazione. Le buone pratiche delle aziende del servizio idrico italiano saranno le protagoniste del Festival dell’Acqua, l’appuntamento ideato e promosso da Utilitalia (la Federazione delle imprese idriche, ambientali ed energetiche) in collaborazione con multiutility Veritas. La kermesse approderà a Venezia dal 10 all’11 ottobre dopo aver fatto tappa a Bressanone a maggio di quest’anno. E se il primo appuntamento era una tre giorni di riflessioni e approfondimenti sul ciclo idrico “a monte”, nel capoluogo veneto si chiuderà il cerchio parlando delle tematiche dell’acqua “a valle”, per capire come funzioni la gestione dei servizi idrici, anche in situazioni di emergenza, e quali siano le migliori pratiche del settore.
Spazio dunque alle ultime innovazioni tecnologiche, alla depurazione e trattamento così come alla misurazione dei consumi tramite gli interventi di relatori nazionali e internazionali, esperti di settore e, soprattutto, l’esperienza delle 500 aziende associate a Utilitalia. In programma anche un incontro sul ruolo dei servizi idrici nel campo della solidarietà internazionale, che vedrà la partecipazione di esponenti della FAO, dell’International Water Association e dell’Agenzia Italiana per la Cooperazione allo Sviluppo.
FESTIVAL DELL’ACQUA 2019: LE BEST PRACTICE DELLE AZIENDE
Per migliorare la gestione dei fanghi da depurazione, la frazione di materia solida contenuta nelle acque reflue, Acquedotto Pugliese ha investito 25 milioni di euro nella realizzazione di serre solari di essicamento. Questi impianti hanno il compito di eliminare l’acqua all’interno del fango fino a raggiungere una quota di secco dell’80 per cento, che dovrebbero garantire una riduzione del volume di questi rifiuti di 70.000 tonnellate all’anno: in tutto si arriva a 100.000 con quelle garantite dalle centrifughe, pari al 40% del fango attualmente prodotto.
Unisce invece due tecnologie in un polo green altamente innovativo, il progetto promosso dal Gruppo Cap e da Core (Consorzio recuperi energetici) a Sesto San Giovanni, che trasformerà il termovalorizzatore e il depuratore in una BioPiattaforma dedicata all’economia circolare a zero emissioni di CO2. Prevede due linee produttive: la prima dedicata al trattamento dei fanghi derivanti dalla depurazione delle acque per la produzione di energia termica e recupero nutrienti; la seconda di digestione anaerobica per il trattamento dei rifiuti umidi (FORSU) per la produzione di biometano.
La Laguna di Venezia è un ecosistema particolarmente fragile: Depuracque servizi – società controllata al 100% dal Gruppo Veritas – con i brevetti per la lavorazione del percolato di discarica riesce a ottenere l’evaporazione sottovuoto a multiplo effetto, grazie all’energia del biogas insieme con altre tecniche. Il processo brevettato è efficace anche per la rimozione dei composti Pfas, oltre che di altri contaminanti emergenti, con una resa di processo di circa il 98%; l’obiettivo per i prossimi cinque anni è individuare le migliori pratiche, che consentano di rimuovere gli inquinanti e di razionalizzare la gestione dei rifiuti, compresi i fanghi.
L’innovazione nel ciclo idrico per Hera da sempre è fondamentale per tutelare e rigenerare un risorsa così preziosa. Dopo l’introduzione della tecnologia satellitare per il monitoraggio delle reti idriche e fognarie e progetti per il riuso delle acque depurate, sta ora applicando alla depurazione un sistema all’avanguardia, che utilizza la logica predittiva, per contenere ulteriormente i consumi energetici e migliorare la qualità dell’acqua da restituire all’ambiente. Un sistema che è già realtà nel depuratore delle acque reflue urbane di Modena, capace di controllare il processo di ossidazione, la fase fondamentale del ciclo di depurazione, prevedendo anticipatamente i fabbisogni dell’impianto: i risultati della fase sperimentale hanno fatto registrare una diminuzione di energia per il processo di ossidazione del 10%, e un calo della presenza di azoto nelle acque in uscita di un ulteriore 5,5%.