(Rinnovabili.it) – Inizieranno la prossima estate i lavori per la Vegetable Factory, la fattoria verticale giapponese plasmata su un modello di produzione prettamente industriale. E sarà monocoltura: dai 3.500 metri quadri dell’impianto usciranno soltanto cespi di lattuga. Dieci milioni all’anno a partire dal 2017, prevede la Spread, l’azienda che l’ha progettata.
La fattoria si trova a all’interno della città della scienza di Kansai a Kizugawa, non lontano da Kyoto. E rappresenta uno passo in avanti rispetto alla sua omologa, di proprietà della stessa azienda, che attualmente arriva a produrre 21mila teste di lattuga al giorno. L’impianto di Kizugawa ne sfornerà il 30% in più.
Per ottenere queste prestazioni, la Spread ha ripensato il ruolo della robotica nel farming indoor. Aumentando il livello di automazione è riuscita a coprire l’intera fase di crescita degli ortaggi. Così riesce a fare a meno dell’intervento dell’uomo dalla semina al raccolto: il costo del lavoro quindi viene dimezzato e libera risorse utili per scegliere tecnologie più efficienti.
La Vegetable Factory è anche il frutto di un lavoro di ricerca e sviluppo sulle più comuni tecnologie impiegate nella coltivazione indoor. L’azienda fa sapere di aver sviluppato un sistema di illuminazione a LED a basso costo modellato sulle esigenze delle piante, che permette all’intero impianto di tagliare del 30% i consumi energetici.
Oltre alla coltivazione idroponica, novità in arrivo anche per la gestione dell’acqua. La Spread impiega in questa nuova fattoria verticale un sistema di riciclo, filtraggio e sterilizzazione delle acque usate che riesce a recuperarne il 98%. Di conseguenza la quantità di acqua richiesta dall’impianto è molto bassa: appena la decima parte di un litro per ciascun piantino, in pratica mezzo bicchiere. Anche le condizioni di areazione, temperatura, umidità e CO2 sono tenute sotto controllo da uno speciale sistema di condizionamento dell’aria.
Come sempre accade in ogni comparto produttivo quando si innalza il livello di automazione e si abbattono i costi, i rivali iniziano a temere per il proprio lavoro. A maggior ragione in un paese come il Giappone dove alta densità demografica e scarsità di terreno coltivabile rendono particolarmente conveniente il business delle fattorie verticali. Secondo il presidente della Spread Shinji Inada, però, in questo caso non si tratterebbe di un rischio reale: “Non credo che le fattorie verticali faranno sparire del tutto le coltivazioni tradizionali. Continuo a ritenere che gli ortaggi stagionali e locali siano molto importanti e unici. Il nostro business e le coltivazioni esistenti devono convivere insieme. Se uno pensa alla situazione globale del cibo, c’è la necessità di questo tipo di coltivazioni”.