Varsavia torna alla carica contro il nuovo mercato dei crediti di carbonio per difendere le sue industrie più inquinanti e tenta di allargare il fronte degli scontenti
(Rinnovabili.it) – La riforma del mercato dei crediti di carbonio “non è vincolante” e la Polonia si è sentita “tradita” dalla bozza approvata a Bruxelles martedì scorso. Varsavia torna alla carica contro il sistema ETS europeo per difendere le sue industrie più inquinanti e tenta di allargare il fronte degli scontenti. Fronte non sparuto, visto che 9 ministri dell’Ambiente (tra cui l’italiano Galletti) hanno dato parere negativo alla versione preliminare, ora al centro di un negoziato tra Europarlamento e Commissione.
La Polonia teme che il nuovo sistema di quote sia un fardello troppo pesante per le sue industrie ad alta intensità energetica e le sue centrali a carbone. Nonostante sia tra i peggiori Paesi dell’UE quanto a inquinamento, sembra disposta a impuntarsi e seminare zizzania tra i Ventotto.
Il ministro dell’Ambiente polacco Jan Szyszko spiega in una nota che la riforma dell’ETS violerebbe il diritto di ciascun Paese membro a modulare a suo piacimento il proprio mix energetico, richiamandosi ai trattati UE che prevederebbero l’imposizione di regole in materia soltanto se si materializza un consenso unanime tra i Ventotto. Solo 19 Stati hanno detto di sì, dunque l’unanimità non c’è. E lamenta l’assenza di un voto sulla riforma: martedì scorso sono stati solo espressi pareri, ma non c’è stata alcuna votazione. Se ci fosse stata, ragionano i diplomatici polacchi, il blocco dei 9 Paesi contrari si sarebbe fatto sentire.
Ragionamento rispedito al mittente da Malta, che ha la presidenza di turno. Secondo La Valletta non era necessaria alcuna votazione perché si stava definendo soltanto un approccio comune per intavolare i negoziati con il Parlamento. E siccome non c’è stato alcun voto, non si può neppure affermare, come fa la Polonia, che sono state adottate le procedure sbagliate di votazione. E in effetti la bozza è stata approvata da 16 Paesi che rappresentano almeno il 65% della popolazione UE, cioè da una maggioranza qualificata.
La bozza – una versione annacquata rispetto all’originale, con grandi favori all’industria – aveva ricevuto il via libera dal Parlamento lo scorso 15 febbraio, con 379 voti a favore, 263 contrari e 57 astenuti. “Sembra che alla fine i lobbisti siano riusciti a vincere”, commentava Bas Eickhout (Gruppo Verde/Alleanza libera europea), membro della Commissione Ambiente, appena il Parlamento aveva approvato la revisione dell’ETS per il periodo 2021-2030.