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Eolica Expo, il potenziale dell’offshore è da record

Il Nord Europa continua ad investire nell’eolico fuori costa mentre l’Italia, nonostante le potenzialità, rimane indietro a causa della tecnologia non idonea ai fondali bassi e sabbiosi del sud della penisola

(Rinnovabili.it) – Da Eolica Expo Mediterranean continuano ad arrivare buone nuove. A seguito di ampi dibattiti che hanno avuto come protagonista assoluto l’ eolico offshore e le sue potenzialità di sviluppo è stato dichiarato il successo della tecnologia nel Nord Europa con nuove istallazioni e progetti che stanno interessando per l’area del Mediterraneo. Solo nel 2011 nel Vecchio Continente sono stati istallate oltre cento nuove turbine per una potenza complessiva che ha raggiunto i 348 MW segnando un +4,5% rispetto all’anno precedente. “Nell’ambito del settore eolico l’offshore acquisisce sempre maggior importanza e vede l’Europa in una posizione dominante. In particolare, nel nostro Paese si prevede di arrivare almeno fino a 680 MW installati entro il 2020, ma in uno scenario particolarmente favorevole si potrebbe anche superare i 1.500 MW” queste le parole a commento, espresse da Bruno Baldissara di Enea. “Nel nostro Paese l’eolico offshore ha tutte le caratteristiche per contribuire sempre di più al raggiungimento degli obiettivi nazionali di produzione di energie rinnovabili”, ha aggiunto Baldissara. “I primi sei mesi del 2011 hanno registrato in Europa un incremento del 4,5% delle installazioni offshore rispetto allo ste15sso periodo del 2010 – ha dichiarato Filippo Gagliardi di Ewea (European Wind Energy Association) – Le nuove turbine eoliche offshore sono state 101, con una capacità complessiva di 348 MW, e sono state collegate alla rete elettrica soprattutto in Gran Bretagna, Germania e Norvegia. In Europa, inoltre, sono in costruzione 11 parchi eolici offshore del valore di circa 8,5 miliardi di euro e con una capacità totale di 2.844 MW. La dimensione media delle turbine eoliche offshore installate è di 3,4 MW, mentre l’anno scorso la media era stata di 2,9 MW; la distanza media dalla costa di 35 chilometri (erano 27 nel 2010) e la profondità di 25 metri (contro 17)” portando all’aumento dei posti di lavoro con la prospettiva di aggiungere 200mila impiegati nel settore entro i prossimi 10 anni. Le stime parlano inoltre delle potenzialità dell’offshore annunciando che il contributo del vento fuori costa potrebbe riuscire, nel medio e lungo termine, a produrre il 10% di quanto necessario all’Europa.
Per ciò che concerne i mari italiani la tecnologia appare al momento non adatta per l’istallazione nelle nostre acque, che sono molto meno profonde rispetto al nord Europa. “Per sviluppare adeguatamente l’eolico offshore in Italia è importante che, prima ancora di presentare i progetti, le aziende individuino una localizzazione idonea – ha affermato Andrea Lazzari, del Ministero dell’Ambiente – Da parte nostra, infatti, dobbiamo fare con rigore scientifico valutazioni di impatto ambientale che prevedono lo studio della natura dei fondali, la mappatura delle aree dove sono previste specie di interesse naturalistico e l’analisi dell’avifauna”. Le aree della penisola individuate come idonee ad ospitare impianti offshore si trovano prevalentemente nel sud del paese e nelle isole seguendo per lo più le linee di sviluppo che guidano l’onshore. “La maggior potenza installata si trova in Sicilia, seguita dalla Puglia, la prima a recepire le linee guida della legge 387 del 2003. Gli atteggiamenti sull’eolico cambiano a secondo di chi governa e la difficoltà maggiore con cui si scontrano gli addetti ai lavori è la carenza di una un atteggiamento comune”.

 

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