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Emissioni: finiti i crediti internazionali con 3 anni d’anticipo

Negli ultimi sei mesi sono bruscamente crollati gli scambi di crediti internazionali nel sistema di scambio europeo delle emissioni. Ecco perché

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(Rinnovabili.it) – Nell’ultimo anno, l’uso di compensazioni internazionali per la riduzione delle emissioni nell’ambito del mercato del carbonio è calato del 47%. Lo dicono gli ultimi dati diffusi dalla Commissione Europea. Da novembre 2016 a fine aprile 2017 sono stati scambiati 11,59 milioni di crediti di CO2 legati ai meccanismi del Protocollo di Kyoto che consentono il commercio delle quote di emissioni a livello internazionale. Nei sei mesi precedenti, invece, all’interno del sistema europeo di scambio delle emissioni (ETS) sono passati appena 0,5 milioni di crediti.

Un dato significativo, se si tiene conto che tra aprile 2015 e aprile 2016 la cifra era praticamente doppia (22,66 milioni). Il numero totale dei crediti internazionali, che secondo il il Clean Developemen Mechanism (CDM) del Protocollo di Kyoto generano una riduzione certificata delle emissioni, raggiunge ora i 422,39 milioni.

Attualmente i crediti internazionali sono generati attraverso due meccanismi istituiti nell’ambito del protocollo di Kyoto: il meccanismo di sviluppo pulito (CDM), che permette ai paesi industrializzati di investire in progetti di riduzione delle emissioni nei paesi in via di sviluppo come alternativa a più costosi taglia da effettuare in patria, e l’applicazione congiunta (JI), che consente il finanziamento di progetti anche in altri paesi industrializzati.

 

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Uno studio dello scorso mese ha scoperto che solo il 2% dei progetti finanziati dal Clean Development Mechanism delle Nazioni Unite ha generato crediti di compensazione capaci di ridurre con un’alta probabilità le emissioni.

Questo tipo di mercato internazionale valido fino al 2020, quando verrà rimpiazzato da un nuovo strumento messo a punto dall’Accordo di Parigi.

Essendo il maggior mercato della CO2, il sistema ETS (in via di riforma) è la principale fonte di domanda di crediti internazionali. Ma ci sono delle restrizioni quantitative, che il sovrautilizzo degli anni passati ha portato a raggiungere negli ultimi mesi. Di qui il crollo nel commercio nel mercato europeo delle emissioni. Fra l’altro, questo abuso dei crediti internazionali avrebbe contribuito, secondo la Commissione UE, a determinare l’eccesso di offerta di quote sul mercato europeo che ha fatto crollare i prezzi.