Dai ricercatori di Bristol un nuovo dispositivo che mima il cuore umano pompando liquidi fino alla "sala macchine" della nuova generazione di EcoBot
(Rinnovabili.it) – Come saranno i robot del futuro? Autosufficienti, in grado di alimentarsi con i rifiuti umani, e soprattutto dotati di un “cuore”. Sono questi i progressi che possono essere raggiunti nel campo dell’automazione robotica grazie ad Artificial heartbeat, una pompa bio-ispirata creata dagli ingegneri del Bristol Robotics Laboratory. Modellato sul cuore umano, il dispositivo artificiale incorpora materiali intelligenti chiamati leghe a memoria di forma e potrebbe essere impiegato per fornire l’urina umana alle future generazioni di EcoBot, robot in grado di funzionare in maniera autonoma attraverso la raccolta dei rifiuti e la conversione in energia elettrica. Il dispositivo è stato testato con successo e i risultati sono stati presentati oggi sulla rivista scientifica Bioinspiration and biomimetic.
I ricercatori del Bristol Robotics Laboratory – una joint venture tra l’Università del West of England e l’University of Bristol – hanno creato quattro generazioni di EcoBots negli ultimi 10 anni, ognuno dei quali è alimentato da elettricità generata da celle a combustibile microbiche, una tecnologia che utilizza batteri per digerire i rifiuti di materia organica e produrre così energia. L’Artificial heartbeat ha un volume di 24,5 ml e funziona in modo simile al cuore umano, contraendosi e spingendo fuori il liquido; ciò è stato ottenuto utilizzando “muscoli artificiali” in leghe a memoria di forma – un gruppo di materiali intelligenti che sono in grado di ‘ricordare’ la loro forma originale. Quando riscaldati con una corrente elettrica, i muscoli artificiali i muscoli si contraggono per tornare alla forma originale una volta freddi.
Nei test il cuore artificiale ha pompato urina fino ad una pila composta da 24 celle a combustibile microbiche che sono state così in grado di generare elettricità sufficiente per caricare un condensatore. L’energia immagazzinata nel condensatore è stata quindi utilizzata per avviare un altro ciclo di pompaggio. “Il battito del cuore artificiale – spiegano gli ingegneri – è meccanicamente più semplice di una motopompa elettrica convenzionale in virtù del fatto che impieghiamo fibre muscolari artificiali per creare l’azione, piuttosto che un motore elettrico”.