(Rinnovabili.it) – Stabilizzare l’ecobonus 65% fino al 2020 e farlo diventare un contributo a fondo perduto. È il cuore della proposta avanzata da Renovate Italy per incentivare la riqualificazione profonda degli edifici. Secondo l’associazione, che riunisce realtà imprenditoriali e no profit, i passi in avanti compiuti finora non sono abbastanza incisivi. Il Governo si è impegnato a stabilizzare l’agevolazione nel triennio 2017-2019, ma gli strumenti messi in campo finora non sono sufficienti per un vero cambio di passo.
Un giudizio espresso sulla base di un recente studio con cui Renovate Italy ha analizzato gli effetti delle agevolazioni fiscali a promozione dell’efficienza energetica. I risultati parlano chiaro: gli interventi di riqualificazione energetica profonda sono ancora una esigua minoranza, perché considerati troppo costosi e non abbastanza sicuri.
I dati di rendiconto di ogni anno di applicazione dell’ecobonus 65% mostrano infatti un quadro desolante. “Gli interventi più estesi (e dunque con la migliore efficacia) rimangono marginalmente interessati dall’incentivo – si legge nel report di Renovate Italy – Nel 2013, fra tutte le pratiche presentate, solo lo 0,4% ed il 2% hanno interessato, rispettivamente, gli interventi globali e quelli sull’isolamento della parte opaca dell’involucro (pareti, coperture, pavimenti)”.
Le soluzioni proposte puntano a rendere anche gli investimenti più ingenti dei privati meno rischiosi e, di conseguenza, la “deep renovation” più appetibile. “La detrazione fiscale – scrive Renovate Italy – diventi un vero contributo a fondo perduto, certo e bancabile (una rendita finanziaria pluriennale simile al nuovo Conto Termico che, agli interventi globali che trasformano in NZEB gli edifici della PA, riconosce un contributo a fondo perduto pari al 65% dei costi), in modo da ridurre drasticamente la quota di investimento che deve essere anticipata dai proprietari o presa a prestito”.
In parallelo, l’attivazione di un fondo di garanzia dedicato (a tutela dei finanziatori) migliorerebbe l’accesso agli incentivi per i condomìni, espandendo il numero dei potenziali beneficiari, poiché potrebbe entrare in gioco in casi alcuni condòmini non riescano a pagare le loro quote.