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Dlgs VIA, le associazioni ambientaliste mettono a fuoco i punti critici

Dlgs VIA, le associazioni ambientaliste mettono a fuoco i punti critici

 

 

(Rinnovabili.it) – L’impianto del Dlgs VIA, la nuova normativa sulla Valutazione d’Impatto ambientale scricchiolava fin dall’inizio, fin dalla scelta di ridurre all’osso passaggi fondamentali, come la consultazione formale del pubblico. Lo scorso 16 marzo, il provvedimento, che recepisce una direttiva Ue, è passato dal Consiglio dei Ministri alle competenti commissioni parlamentari perché si esprimeranno con un parere entro il 25 aprile. In attesa che lo schema del Dlgs VIA torni sul tavolo del CdM per il varo definitivo (dopo i pareri di Regioni e Consiglio di Stato), gli ambientalisti italiani scrivono al Governo per mettere in luce la lista di criticità che il testo contiene.

 

In una missiva indirizzata al ministro dell’Ambiente Galletti e per conoscenza al ministro Delrio e al presidente Anac Cantone, Greenpeace Italia, Legambiente, WWF e altre 17 associazioni chiedono un radicale ripensamento dello schema di decreto. “Il Governo aveva assunto il solenne impegno di chiudere con le opache procedure accelerate e semplificate derivanti dalle legge Obiettivo, che tanti danni hanno creato alle casse dello Stato e all’ambiente, e invece torna a riproporle, estendendole, non più solo alle infrastrutture strategiche, ma a tutte le opere”, spiegano nella lettera.

 

Sotto accusa sono quelle modifiche normative contenute nel Dlgs VIA che, se da un lato tagliano l’iter burocratico, dall’altro sembrano favorire solo il proponente del progetto. Un esempio? La scelta contenuta nell’AG n. 401 di effettuare la valutazione di impatto ambientale sul progetto di fattibilità, invece che su quello definitivo, con un blando monitoraggio delle condizioni ambientali contenute nel provvedimento di VIA nelle fasi successive di progettazione. Scelta spiegano le associazioni che “sottrae informazioni fondamentali al pubblico (sul dettaglio tecnico del progetto e sugli impatti sull’ambiente e sulle aree a vario titolo vincolate) e impegna, con un primo atto autorizzativo, l’amministrazione pubblica competente nei confronti del proponente con il rischio concreto (come è avvenuto nei 15 anni di applicazione della legge Obiettivo) che si abbiano variazioni, anche sostanziali, del progetto, dei relative impatti ambientali e delle misure di compensazione e mitigazione necessarie”.

E ogni variazione è in grado di far lievitare i costi delle opere “provocando un danno erariale allo Stato, nonché danni all’ambiente e alla comunità”.

 

Per questo le associazioni ambientaliste chiedono nella loro lettera al Ministro del’Ambiente un serio e radicale ripensamento su molte delle disposizioni dell’AG n. 401 che costituiscono, a tutti gli effetti, un passo indietro anche rispetto allo stesso testo vigente del DLgs n. 152/2006 (Testo Unico sull’Ambiente).

Le associazioni firmatarie sono Accademia Kronos, AIIG, Associazione Ambiente e Lavoro, CTS, ENPA, FAI, Federazione Pro Natura, FIAB, Geeenpeace Italia, Gruppo di Intervento Giuridico, Gruppi di Ricerca Ecologica, Italia Nostra, Legambiente, LIPU, Marevivo, Mountain Wilderness, Rangers d’Italia, SIGEA, VAS, WWF.

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