(Rinnovabili.it) – Il ddl sul consumo di suolo è stato approvato dalla Camera ieri pomeriggio con 256 voti a favore, 140 contrari e 2 astenuti. Ora il testo del provvedimento sul “Contenimento del consumo di suolo e riuso del suolo edificato” passa all’esame del Senato, dove opposizioni e ambientalisti – che non hanno risparmiato le critiche – sperano di riuscire a modificare il testo.
Il ddl ha l’obiettivo di portare a zero il consumo di suolo entro il 2050. Ampio il ventaglio di strategie messe in campo. Per quanto riguarda la riqualificazione urbana, si stabilisce che i Comuni debbano dare priorità assoluta a interventi di rigenerazione dell’esistente, con l’obbligo di fornire adeguate motivazioni alle scelte delle nuove espansioni. Inoltre, entro 9 mesi il Governo dovrà procedere alla semplificazione delle procedure e intervenire sugli oneri di urbanizzazione.
Riprendendo una proposta di Legambiente, il ddl obbliga i Comuni a censire edifici sfitti e aree dismesse. Lo scopo è creare una banca dati di edifici disponibili al riuso o al recupero. Il provvedimento istituisce poi una lista di “Comuni virtuosi” che avranno la precedenza nell’assegnazione di finanziamenti pubblici.
Sarà poi consentito demolire e ricostruire (ma in classe energetica A o superiore) quegli edifici in classe E, F, o G, oppure a rischio per terremoti o dissesto idrogeologico, così da supportare la riqualificazione energetica del patrimonio edilizio esistente.
Il ddl introduce poi il concetto di compendio agricolo neorurale: per i relatori è veicolo di sviluppo economico, mentre i critici lo vedono come un cavallo di Troia per far sì che la cementificazione prosegua indisturbata.
L’ottimismo e la soddisfazione del Governo e della maggioranza Pd infatti vengono incrinati dalle accuse di partiti e ambientalisti. Per i 5 Stelle sono troppo ampi i margini lasciati durante la fase transitoria, che dura ben 3 anni. Il consumo di suolo così viene agevolato, non combattuto.
In aula il grillino Massimo De Rosa ha ribadito che la legge permette di “cementificare più agevolmente le aree agricole” e che “incentiva il consumo di suolo agricolo e deregolamenta la disciplina urbanistica per intere sezioni delle nostre città che definite aree di rigenerazione urbana”.
FAI, Legambiente, Slow Food e WWF lamentano che il ddl è stato lentamente svuotato dall’interno a colpi di emendamenti e modifiche. In un appello pubblicato alla vigilia del voto, denunciavano la cancellazione della norma che rendeva più conveniente ristrutturare che costruire da zero.
E poi la lista delle deroghe, lunghissima: scuole e ospedali, ma anche miniere. E ovviamente qualsiasi cantiere con il bollino “Grande Opera” non sarà riconosciuto come consumo di suolo.