(Rinnovabili.it) – E’ stato approvato lo scorso dal Consiglio dei Ministri, pubblicato in Gazzetta Ufficiale e ora è nelle mani del Senato per la conversione in legge. Sono brevi i tempi che hanno accompagnato il DL 189/2016 uno dei due Decreti Terremoto varati dal Governo per fissare i capisaldi degli interventi necessari alla ricostruzione.
Il testo, ora all’esame della Commissione Bilancio di Palazzo Madama, definisce gli “interventi urgenti in favore delle popolazioni colpite dal sisma del 24 agosto”. Nella lista dei 52 articoli, alcuni punti riguardano da vicino temi ambientali ed energetici.
Si inizia con il Programma infrastrutture ambientali: l’articolo 27 del provvedimento ordina che, entro un anno dalla data di entrata in vigore, il commissario straordinario predisponga e approvi un programma di infrastrutture ambientali per i Comuni colpiti dal sisma, con particolare attenzione agli impianti di depurazione e di collettamento fognario.
L’articolo 29 è dedicato alle “Disposizioni in materia di utilizzazione delle terre e rocce da scavo” e predisponeva realizzazione di un Piano per la gestione delle macerie e dei rifiuti derivanti dagli interventi di prima emergenza e ricostruzione. Il piano ha una serie di obiettivi, tra quello di operare interventi di demolizione di tipo selettivo che tengano conto delle diverse tipologie di materiale, al fine di favorire il trattamento specifico dei cumuli preparati, massimizzando il recupero delle macerie e riducendo i costi di intervento e di limitare il volume dei rifiuti recuperando i materiali che possono essere utilmente impiegati come nuova materia prima.
Si legge al comma 5 dell’articolo:
“Non costituiscono rifiuto i resti dei beni di interesse architettonico, artistico e storico, nonché quelli dei beni ed effetti di valore anche simbolico appartenenti all’edilizia storica, i coppi, i mattoni, le ceramiche, le pietre con valenza di cultura locale, il legno lavorato, i metalli lavorati. Tali materiali sono selezionati e separati secondo le disposizioni delle competenti Autorità, che ne individuano anche il luogo di destinazione”.
Alcune novità sul fronte energetico, potrebbero invece arrivare da alcune proposte emendative presentate dal Pd (una a prima firma Camilla Fabbri e una, Massimo Mucchetti) e dal gruppo Autonomie, all’articolo 7. Il testo degli emendamenti è pressoché identico e chiede di consentire ai soggetti responsabili di impianti fotovoltaici, installati nei comuni colpiti dal sisma, di risolvere anticipatamente le convenzioni di incentivazione instaurate con il Gestore dei servizi energetici (GSE).
Gli elementi più interessanti delle proposte:
– Al fine di assicurare un’adeguata informazione a tutti gli interessati, il Gestore dei servizi energetici S.pA. – GSE, entro il 31 gennaio 2017, identifica idonee procedure per fornire ai soggetti interessati una comunicazione in cui deve essere indicato l’importo che sarà riconosciuto in caso di adesione alla risoluzione anticipata. Gli importi sono calcolati, per ogni singolo impianto, tenendo conto del valore complessivo dell’incentivo che sarebbe stato percepito.
– Le richieste sono presentate, per via telematica, dal 1° febbraio al 31 maggio 2017 al Gestore dei servizi energetici S.p.A. – GSE che istruisce le istanze pervenute.
– La risoluzione anticipata delle convenzioni di incentivazione e di ritiro dell’energia elettrica può essere richiesta, dal 1° giugno al 31 dicembre 2017, anche dai soggetti responsabili di piccoli impianti fotovoltaici, con potenza di picco fino a 3 kW, installati sul resto del territorio nazionale.
“In questo modo – si legge nella relazione illustrativa – si assicura una ulteriore forma di sostegno economico a coloro che ad esempio, oltre ad aver subito dei danni, in molti casi irreparabili, alle proprie abitazioni, hanno subito degli ulteriori danni derivanti dal presumibile danneggiamento degli impianti fotovoltaici installati“.