Associazioni scrivono al Ministro Galletti: “Si continua a puntare sull’incenerimento quando l’andamento della produzione di rifiuti solidi urbani è da anni in calo”
Testo che, a dirla con le parole di Zero Waste Italy, Fare Verde, Greenpeace, Legambiente e WWF Italia, cambia leggermente la forma ma conferma gli stessi “assunti erronei pro-inceneritori di quello precedente”.
Cosa cambia nel nuovo decreto inceneritori
Leggendo bene si scopre infatti che l’unica consistente novità rispetto alla versione di agosto 2015 è l’eliminazione dei 3 nuovi inceneritori previsti al Nord (in Piemonte, Veneto, Liguria). Per il resto tutto uguale, a partire dalla principale argomentazione del provvedimento: puntare sull’incenerimento quando l’andamento della produzione di rifiuti solidi urbani è da anni in calo.
La bozza conferma la previsione di 9 nuovi inceneritori strategici e l’ampliamento di un paio di impianti in Puglia e Sardegna, senza, sottolineano le associazioni, avere nessuna connessione logica con gli scenari incrementali previsti dal nuovo Pacchetto europeo sull’Economia circolare né con il Collegato ambientale alla Legge di Stabilità 2014.
“La nuova Bozza di Decreto, pur riducendo gli inceneritori strategici da 12 a 9 conferma gli assunti erronei pro-inceneritori di quello precedente, a partire da quello principale e più marcatamente sbagliato: pretrattamento dei rifiuti urbani residui (RUR) = incenerimento”, scrivono ambientalisti e comitati in una lettera indirizzata al ministro dell’Ambiente Gian Luca Galletti.
“Questo documento, inoltre, – concludono le associazioni – non tiene conto delle programmazioni che in vari territori si stanno sviluppando in altra direzione (impianti di pretrattamento a freddo intesi al recupero di materia, cosiddette “Fabbriche dei materiali”) con l’obiettivo di accompagnare una ulteriore crescita delle raccolte differenziate“.