(Rinnovabili.it) – Nessuno tocchi le trivellazioni petrolifere nel Mediterraneo, neppure quando queste potrebbero assicurarci solo un mese in termini di consumi totali di energia. Neppure se dovessero fare affidamento su una tecnica d’esplorazione dei fondali, l’air gun, così poco sostenibile dal punto di vista ambientale da essere stata inserita del ddl Ecoreati. Piuttosto si elimini il reato che punisce l’utilizzo di questa tecnica dal provvedimento. A chiederlo non sono solo gli emendamenti presentati in commissione Giustizia alla Camera da Forza Italia, Nuovo Centrodestra e Scelta civica ma anche il premier Matteo Renzi. Parlando alla riunione dei parlamentari democratici sulla legge elettorale la scorsa settimana, il presidente del Consiglio ha così risposto ad una domanda del presidente della commissione Ambiente di Montecitorio, Realacci: “Ermete, lo sai come la penso sono d’accordo al 99% con l’impostazione della legge eccetto che sul reato che punisce l’utilizzo dell’air gun. Per questo, la proposta dovrà essere cambiata. Così come sono, gli ecoreati non possono essere approvati dalla Camera”.
Per ora bisogna attendere il voto della Commissione Giustizia (atteso per domani 22 aprile) ma le preoccupazioni si fanno pressanti. Solo qualche giorno fa prendeva corpo l’ipotesi di un decreto interministeriale parallelo proposto come soluzione per offrire delle “garanzie” alle compagnie petrolifere che oggi utilizzano la tecnica dell’aria compressa. A sconcertare per qualcuno è soprattutto una “piccola” incongruenza: il divieto all’utilizzo dell’air gun lo ha fatto inserire, durante il passaggio al Senato, la stessa parte del centrodestra che ora lo vorrebbe cancellare.
Cosa si risecherebbe se tali emendamenti dovessero passare? Che il provvedimento torni nuovamente a Palazzo Madama per un quarto passaggio parlamentare, andando incontro ad un serio rischio di affossamento visto la sfilza di difficoltà che lo avevano inchiodato nelle stanze del Senato per mesi.
“In ‘nome del popolo inquinato’ ci rivolgiamo al Governo e al Parlamento: approvate alla Camera il ddl sugli ecoreati senza cambiare una virgola e scrivete una pagina di buona politica. La tutela dell’ambiente, della salute e della parte sana dell’economia e dell’industria non possono più aspettare”, replicano Stefano Ciafani ed Enrico Fontana, rispettivamente vicepresidente di Legambiente e coordinatore nazionale di Libera, le due associazioni che hanno promosso il manifesto ‘In nome del popolo inquinato: subito i delitti ambientali nel codice penale’. “Il paese attende da oltre vent’anni l’approvazione definitiva di una riforma di civiltà. Farla slittare ancora sarebbe un nuovo insopportabile schiaffo alle vittime dell’ecocriminalità della Terra dei fuochi e dell’inquinamento di Casale Monferrato, Porto Marghera, Gela, Taranto o della Valle del Sacco, che continuerebbero ad essere senza giustizia. È arrivato il momento di decidere”.