(Rinnovabili.it) – Dopo un passaggio quasi infinito al Senato il ddl ecoreati procede a piccoli passi il suo esame in Commissione Giustizia a Montecitorio. La Commissione Ambiente ha consegnato ieri il parere favorevole sulla proposta di legge, accogliendo le richieste dei firmatari dell’appello “In nome del popolo inquinato”, ovvero non cambiare neanche una virgola del testo. Ma non solo. Nel parere consegnato dalla Commissione Ambiente appare l’esplicita richiesta di ”non toccare nulla” in modo tale che diventi subito operativo. Un elemento fondamentale ricordato oggi anche da chi si batte affinché i crimini ambientali abbiano il giusto spazio nel codice penale. “Non c’è alcuna motivazione valida che possa impedire alla Camera nelle prossime settimane l’approvazione senza cambiare neanche una virgola”, spiegano le 25 associazioni – tra cui Legambiente e Libera – in una lettera aperta inviata oggi al Presidente del Consiglio Matteo Renzi, ai Ministri Andrea Orlando e Gian Luca Galletti, ai Presidenti di Commissione Donatella Ferranti, Ermete Realacci e Alessandro Bratti, al relatore Alfredo Bazoli e ai parlamentari della Camera.
Atteso da oltre 20 anni, il provvedimento ha acquistato importanti novità durante i 12 mesi al Senato, a partire dalla cancellazione della non punibilità dei reati colposi in caso di bonifica. Senza ulteriori intoppi o emendamenti il provvedimento diverrebbe legge a maggio, introducendo finalmente nel Codice Penale i reati di inquinamento, disastro ambientale, impedimento dei controlli, omessa bonifica e traffico di materiale radioattivo, con tempi di prescrizione e pene decisamente più severi di quelli attuali.
Vittorie importanti in alcuni casi, che non si possono però ancora dare per certo. Nelle ultime settimane infatti non sono mancate le critiche da fronti opposti per chiedere ulteriori modifiche al testo, come nel caso del divieto dell’uso dell’air gun per le prospezioni finalizzate alle ricerche petrolifere sui fondali marini; “critiche – afferma Legambiente – mosse dalle società petrolifere ma anche dai principali enti di ricerca preoccupati di non poter utilizzare più questa tecnica per le loro attività sperimentali, ma in modo assolutamente infondato perché il divieto riguarderebbe solo le ricerche di idrocarburi in fondo al mare”.
Apportare ora ulteriori modifiche significherebbe anche far tornare il provvedimento al Senato per un quarto passaggio parlamentare, con il rischio molto concreto di vederlo affossare definitivamente, alla luce delle tante difficoltà emerse nella discussione a Palazzo Madama. “Ci sarà tempo e modo per migliorare ulteriormente il testo con provvedimenti successivi all’approvazione definitiva del ddl alla Camera”, scrivono le 25 sigle. “Crediamo fermamente che sia arrivato il momento di chiudere una volta per tutte questa partita. La tutela dell’ambiente, della salute e della parte sana dell’economia e dell’industria non possono più aspettare”.
Il termine per gli emendamenti è fissato al 13 aprile, con l’obiettivo di portare la proposta di legge in Aula il 27 aprile.