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Crisi edilizia: 700mila posti in meno in 8 anni

crisi edilizia(Rinnovabili.it) – Il settore delle costruzioni si conferma tra quelli maggiormente colpiti dal periodo di recessione: la crisi edilizia ha costretto centinaia di imprese a chiudere e si prospetta che nei prossimi 8 anni potrebbe essere responsabile di oltre 700mila posti di lavoro in meno. Nonostante questa situazione il settore edile potrebbe essere uno dei protagonisti della ripresa economica arrivando a generare fino ad 1 mln di nuovi posti di lavoro attraverso la formazione professionale, la riqualificazione e manutenzione dell’enorme patrimonio edilizio italiano.

 

Sono questi i risultati dell’indagine “Costruire il futuro 2014, terzo rapporto a cura dell’Osservatorio Innovazione e Sostenibilità nel settore edilizio (Oise) di Legambiente, Fillea Cgil, Feneal Uil, Filca Cisl, presentata oggi a Roma.

Secondo il rapporto le opportunità per la ripartenza potrebbero essere molteplici se adeguatamente sfruttate, come i 7 mld disponibili dai fondi strutturali e i benefici portati con se dalla Direttiva europea sulle prestazioni energetiche degli edifici, un volano non indifferente per uscire dalla crisi edilizia, in grado di smuovere capitali e genere posti di lavoro per trasformare il patrimonio edilizio in “Edifici ad Energia Zero”.

 

 

COME USCIRE DALLA CRISI EDILIZIA

 

Come sottolineato anche dal rapporto Oise attualmente oltre il 65% del mercato delle costruzioni è occupato dalla riqualificazione, tuttavia la mancanza di standard qualitativi comuni nella scelta delle tecnologie, dei materiali, dei fornitori e anche delle procedure, ha portato ad episodi frammentati di scarso aiuto al settore.

“La priorità, si legge nel rapporto, è creare finalmente una cabina di regia nazionale per l’efficienza energetica in edilizia” in grado di affrontare la crisi edilizia attraverso quattro soluzioni aperte: legare incentivi, prestazioni, controlli;

 

  1. Legare incentivi, prestazioni, controlli, in grado di garantire il raggiungimento di una reale diminuzione dei consumi;
  2. Certezze per orientare il futuro, partendo dalla conferma dell’ecobonus per un perido di tempo sufficientemente lungo (4-5 anni);
  3. Muovere la riqualificazione dei condomini, rendendo semplice e vantaggioso realizzare retrofit energetici che consentano di migliorare anche la vivibilità degli spazi privati e condominiali;
  4. Controlli e sanzioni per garantire i cittadini sulle prestazioni energetiche e la sicurezza degli edifici, dato che in molte Regioni non ci sono ne controlli né sanzioni.

 

 

“Quel che manca realmente – hanno dichiarato il presidente nazionale di Legambiente Vittorio Cogliati Dezza ed i segretari generali Feneal Filca Fillea Vito Panzarella, Domenico Pesenti, Walter Schiavella  – è una spinta innovativa in grado di incrociare e tenere insieme le esigenze di miglior vivibilità e risparmio col tema della sostenibilità ambientale e diffusione delle fonti energetiche, col problema dell’accessibilità alla casa per le famiglie in difficoltà  e la domanda di nuovi e più adeguati spazi col tema della sicurezza sismica e idrogeologica. Occorre una cabina di regia unica in grado di guidare il settore verso i nuovi obiettivi sfruttando tutte le opportunità offerte dall’Europa e dalle nuove tecnologie, per non rischiare di perdere, come già avvenuto precedentemente, anche i fondi strutturali 2014 – 2020. Occorre soprattutto fare chiarezza e semplificare le procedure per l’accesso alle detrazioni fiscali per i condomini, per esempio, e rivedere i meccanismi dell’ecobonus per gli interventi di efficienza energetica, che pur avendo garantito risultati positivi in termini di cantieri aperti, occupazione e diminuzione dei costi in bolletta, possono essere modificati in meglio”.

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