(Rinnovabili.it) – Il metano finisce all’asta per la prima volta nella storia. Per spingere progetti definiti “green” che rischiano la chiusura, la Banca Mondiale ha garantito un prezzo minimo per i “crediti di metano”.
L’idea è stimolare gli investimenti in progetti che vanno dalla biomassa alla gestione dei rifiuti nei Paesi in via di sviluppo, con la speranza, dicono dall’istituto di Washington, di ridurre le emissioni di un gas serra più inquinante della CO2.
Il proprietario di una discarica, grazie ai crediti di carbonio, potrebbe ad esempio catturare metano dai rifiuti per generare energia.
La Banca Mondiale dice che questi piani daranno sicurezza finanziaria a siti nei Paesi in via di sviluppo, e potrebbero ridurre di una quantità pari a 850 milioni di tonnellate di anidride carbonica le emissioni entro il 2020. Una cifra pari a quella che si ricaverebbe togliendo dalla strada mezzo miliardo di automobili.
«Ci sono circa 1.200 i progetti che sono stati avviati o sono sui blocchi di partenza, i quali potenzialmente sarebbero in grado di ridurre significativamente i gas serra. Oggi quei progetti non ricevono incentivi finanziari, e per svilupparsi contano sulla vendita di crediti di carbonio – ha detto Brice Quesnel, specialista di finanza climatica – Come sappiamo, il mercato non sta pagando il prezzo necessario».
Infatti, il prezzo del carbonio nell’ambito del meccanismo globale per lo sviluppo sostenibile langue a cifre minori di 1 euro a tonnellata.
La mossa di ridurre le emissioni di metano potrebbe contribuire, da sola, a un abbassamento delle temperature di 0.3 °C entro il 2050, secondo la Banca Mondiale. Questo non significa, però, che pagare in crediti di carbonio chi stocca e tratta il metano porterà a quel risultato.
Nel corso dei prossimi 20 anni, le emissioni di metano si prevedono in crescita del 19%. Il CH4 è 25 volte più potente del biossido di carbonio, ed è un sottoprodotto di processi agricoli e industriali.
Ora, sarà interessante scoprire se, dietro al candore con cui la World Bank presenta il nuovo piano per i crediti di metano, non si nascondano facilitazioni per la costruzione di impianti di produzione energetica impattanti e costosi, realizzati dalle multinazionali nei Paesi poveri con la scusa degli aiuti climatici.