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COP 21, arriva la nuova bozza di accordo

Cinquanta pagine piene di parentesi e dubbi. Nessun nodo sciolto e scontri politici sugli aiuti ai poveri. Ecco il nuovo testo prodotto dalla COP 21

COP 21, arriva la nuova bozza di accordo Ed è una farsa 2

(Rinnovabili.it) – Il primo colpo di scena della COP 21 è arrivato stamattina, quando l’ONU ha pubblicato una nuova bozza di accordo sul clima. Il testo è più snello, 50 pagine, comprese le 26 in cui sono racchiusi gli impegni vincolanti (prima erano 31). Tuttavia, emerge immediatamente come le questioni chiave siano ancora ben lontane dall’essere risolte.

Lo schema mantiene tutte le componenti principali: si basa sugli impegni nazionali (INDCs) forniti dai Paesi UNFCCC, ai quali verrebbe accostato un nuovo sistema di compliance (ma quale?) per valutare periodicamente i progressi nella riduzione delle emissioni, probabilmente ogni 5 anni. Non manca nemmeno l’obiettivo di lungo termine, ma non esiste un’idea chiara di quale dovrebbe essere. Le parentesi quadre, simbolo di nodi da sciogliere, costellano tutta la bozza di accordo, tanto che trovare qualche certezza è davvero impossibile. Troppe opzioni diverse restano sul tavolo, ed è meglio accantonare le belle speranze per evitare che si trasformino in pie illusioni.

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I negoziatori dovranno lavorare duro nei prossimi giorni per evitare che anche questa COP 21 si trasformi in una farsa. Per quanto rimanga la richiesta dei Paesi poveri di limitare il riscaldamento globale a 1.5 °C, probabilmente vincerà l’opzione promossa dai ricchi, cui stanno stretti perfino i 2 °C. Incertezza anche su un «obiettivo comune di lungo termine», che include almeno cinque opzioni. Si va da obiettivi specifici a impegni vaghi per mantenere la promessa dei 2 °C o 1.5 °C. Qui si accavallano termini come «decarbonizzazione», «carbon neutrality», «basse emissioni a lungo termine» e «nel corso di questo secolo», «il più presto possibile dopo la metà del secolo», solo per citarne alcuni.

COP 21, arriva la nuova bozza di accordo Ed è una farsaConfermata anche la spaccatura politica sui meccanismi di revisione degli impegni climatici e modalità di mobilitazione dei finanziamenti per i Paesi poveri: nonostante la forte opposizione di Cina e India, è stata inserita (naturalmente tra parentesi) una estensione di questi impegni finanziari a tutte le parti UNFCCC. Queste due potenze emergenti hanno attaccato ieri sera i Paesi sviluppati, criticandoli per la scarsa generosità negli aiuti ai poveri e minacciando di far fallire la COP se non fossero stati raggiunti accordi più ambiziosi in questo settore. La contromossa di Stati Uniti e Unione europea è stata adottare una posizione secondo cui tutte le economie che «sono in grado di farlo» contribuiscano all’adattamento e alla mitigazione nelle zone a rischio.

La questione finanziaria è quella attorno a cui ruota, per la maggior parte, il successo o la sconfitta della Conferenza sul clima. Molti Paesi poveri sostengono infatti che potranno implementare i loro impegni nazionali solo grazie all’aiuto finanziario dei più benestanti. Ma se la base negoziale è il documento uscito stamattina, non possono certo stare allegri.