(Rinnovabili.it) – Torniamo ancora una volta a fare il punto della situazione sull’occupazione nei settori della green economy. Stavolta a prevedere il futuro a breve termine nei green job italiani è il rapporto redatto dal Consorzio Nazionale Imballaggi Conai in collaborazione con Althesys. Il documento ricorda come l’economia verde sia la chiave per uscire dalla crisi ma lo fa fornendo numeri precisi in merito agli effetti della filiera del riciclo. L’occasione è quella offerta dal gruppo di lavoro 2 della 3° edizione degli Stati Generali della Green Economy ad Ecomondo nel cui ambito il consorzio ha portato il suo studio “Ricadute occupazionali ed economiche nello sviluppo della filiera del riciclo dei rifiuti urbani”.
Il documento parte da una domanda semplice: cosa succederebbe a livello economico e lavorativo se l’impegno messo in campo dall’Italia per il 2020 fosse semplicemente quello di raggiungere il target fissato dall’Europa (50% di riciclo dei rifiuti urbani)? Ad oggi il Paese ricicla circa solo un terzo dei rifiuti urbani con nette discrepanze tra nord e sud. Secondo quello che nel report è definito come lo scenario prudente, proprio tenendo conto delle attuali differenti situazioni e ipotizzando il raggiungimento di un tasso medio nazionale di riciclo dei rifiuti urbani al 50%, si avrebbe come risultato: una riduzione del conferimento in discarica di 4 milioni di tonnellate e 76.400 addetti aggiuntivi (occupazione diretta e indiretta) al netto dell’occupazione persa in altri settori (per un totale di 89.000 nuovi posti di lavoro). A ciò si aggiungono un volume d’affari incrementale della filiera di circa 6,2 miliardi,investimenti in infrastrutture di 1,7 miliardi e un valore aggiunto generato da tali attività di 2,3 miliardi.