I Paesi in via di sviluppo riuniti nel G77, appoggiati dalla Cina, propongono di rivedere gli obiettivi pre-2020 sul clima. Ma l’UE si rifiuta
(Rinnovabili.it) – Vogliamo un accordo sul clima che permetta di cominciare ad agire prima, non dopo il 2020. È la richiesta emersa durante i negoziati preparatori alla COP 21, iniziati il 1 del mese e in chiusura l’11. L’hanno avanzata i Paesi del G77 insieme alla Cina, mandando su tutte le furie l’Unione Europea, che già si beava di aver confezionato l’impegno più ambizioso a livello mondiale per tagliare le emissioni di CO2 e contrastare il cambiamento climatico.
Il G77, gruppo che rappresenta le preoccupazioni dei Paesi in via di sviluppo, vorrebbe raggiungere un accordo pre-2020 che non si limiti soltanto all’identificazione, tramite l’esame tecnico dell’UNFCCC, delle misure da adottare per la mitigazione del riscaldamento globale.
Sono stati resi pubblici alcuni dettagli del testo che G77 e Cina vorrebbero aggiungere alla bozza di trattato climatico da chiudere a Parigi. L’idea è inserire alcune modifiche:
– Una sezione preliminare che rifletta i principi della convenzione e l’urgenza di migliorare gli impegni pre-2020
– Il lancio di un gruppo di lavoro per accelerare le azioni pre-2020 e un programma dettagliato
– Una valutazione in corso dei lavori e una verifica ex post
– La cooperazione volontaria multilaterale e il supporto di altre istituzioni
– Azioni concrete per migliorare le ambizioni di mitigazione
– Un processo tecnico che identifichi specifiche attività da svolgere per l’adattamento
– La creazione di un chiaro mandato per impegni di alto livello.
L’UE si è fermamente opposta ad un accordo pre-2020 così esteso. Nella propria proposta, il Vecchio continente ha suggerito di rafforzare il processo di analisi tecnica esistente e di incontri ministeriali di alto livello. Ha anche suggerito di mettere a punto dei cosiddetti “summary for policymakers”, cioè dei “bignami” che traducano più semplicemente le conclusioni dei tecnici nel linguaggio della politica.
Tuttavia, l’Unione ha chiarito che non rivisiterà i suoi target per il periodo pre-2020, perché sostiene di essere in linea con le previsioni, le quali chiedono un taglio planetario di CO2 del 40% rispetto al 1990 per restare entro i 2 °C di global warming. Ma se gli impegni restano questi, il target generale verrà mancato di molto: secondo due report presentati la scorsa settimana, ci si fermerà a un misero 18% di riduzione delle emissioni.