I funzionari ONU che presiedono il negoziato sul clima chiedono alle parti di trovarsi venerdì 29 per sfruttare al meglio il tempo a disposizione.
(Rinnovabili.it) – La COP 21 potrebbe cominciare un giorno prima. Lo hanno suggerito in una nota di scenario i funzionari dell’ONU che presiedono le trattative sul clima, sollecitando i 195 Paesi partecipanti a ritrovarsi domenica 29 novembre alle 17 nelle sale del centro congressi di Le Bourget, pochi chilometri a nord di Parigi.
Il motivo della richiesta è «garantire l’utilizzo più efficiente del tempo disponibile per il negoziato e il coordinamento dei gruppi è fondamentale per raggiungere un successo a Parigi che è desiderato da tutti – si legge nella nota ai delegati – A tal fine incoraggiamo le parti ad utilizzare il tempo prima dell’apertura della sessione per incontrare gli interlocutori e sviluppare proposte testuali concrete verso risultati che abbraccino l’intera gamma delle aspettative e delle esigenze e gettino le basi di un risultato accettabile per tutti».
Sono state inoltre fissate una serie di scadenze nel corso delle due settimane di vertice, così da accelerare i progressi. La prima invita a mettere a disposizione entro venerdì 4 dicembre, ore 8, una «versione rivista del progetto di accordo consolidata», mentre il lavoro sul testo deve essere finalizzato entro le ore 10 del sabato, in modo che i ministri possano iniziare a scandagliarlo e smussare i punti intorno ai quali si è riscontrato il minor consenso.
I leader globali che parteciperanno alla giornata di apertura, secondo il governo francese, sono 138. Il tentativo dichiarato è raggiungere un trattato vincolante per la riduzione delle emissioni globali, ma è altamente improbabile che la COP 21 avrà tale epilogo. È possibile, invece, che venga raggiunto un accordo di massima che sfora il limite dei 2 °C caldeggiato dall’IPCC (il panel di esperti globali sul cambiamento climatico). Questo renderebbe necessaria una revisione periodica degli impegni climatici delle parti. Gli occhi degli osservatori sono puntati su alcune aree critiche del negoziato, come gli aiuti economici per i Paesi poveri, più esposti agli effetti catastrofici del riscaldamento globale. Le probabilità che vengano loro destinati sufficienti flussi finanziari a fondo perduto per lo sviluppo di misure di adattamento e mitigazione di tali effetti sono basse.