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Le città sostenibili del futuro costruite con funghi e rifiuti

Le città sostenibili del futuro costruite con funghi e rifiuti

 

(Rinnovabili.it) – Il 70% della popolazione mondiale vivrà nelle aree urbane entro il 2050. Un dato preoccupante, che pone interrogativi pesanti. Fondamentale per il futuro di tutti è la ricerca per dar vita a città sostenibili, che per affermarsi davvero hanno bisogno soprattutto di un cambio di mentalità: dobbiamo abituarci a non fare più differenza tra rifiuti e risorse. Le città del 2050 dovranno rispondere proprio a questa sfida: concepire i rifiuti come punto di partenza per qualcosa di nuovo. Idee e iniziative stanno già prendendo forma, permettendoci di immaginare più concretamente la costruzione di ambienti urbani sostenibili. Ecco tre esempi di come realizzarle.

 

1. Miniere urbane

Le città stanno gradualmente diventando le miniere del futuro, mentre le miniere tradizionali si esauriscono. Le risorse naturali necessarie per la produzione di materiali da costruzione, come sabbia e ghiaia, stanno giungendo al punto critico. Eppure ne disponiamo in quantità enormi nei nostri ambienti urbani. Stessa cosa per quanto riguarda il rame: la tecnologia per riciclare questo metallo è consolidata da decenni, e le imprese specializzate già la utilizzano per recuperare i rifiuti metallici da vecchi cavi elettrici. Inoltre, gli edifici non sono soltanto grandi contenitori di materiali riciclabili, ma contribuiscono a risparmiare la quantità di energia necessaria in precedenza per scavare alla ricerca di nuove materie prime. Il riutilizzo dell’alluminio presente nelle costruzioni, necessita soltanto di un 5% dell’energia originariamente spesa per la sua produzione. Ristrutturazioni edilizie o abbattimenti possono rimettere in circolo questo prezioso metallo in grandi quantità con costi ambientali più bassi.

 

 

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2. Costruire con la spazzatura

Alla Design Academy di Eindhoven, Tom van Soest – cofondatore di StoneCycling – ha sviluppato un metodo per polverizzare materiali edili riciclati provenienti da siti di demolizione, che vanno poi a creare un nuovo tipo di pietra utilizzabile, ad esempio, per le piastrelle.

In Olanda, il progettista Mieke Meijer e studio di design Vij5 hanno creato NewspaperWood. Come suggerisce il nome, è un materiale simile al legno che si ottiene riciclando i giornali.

 

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Altri produttori, come la società americana ReWall, hanno sviluppato un materiale proveniente da imballaggi per bevande 100% riutilizzati, ottenuti tramite un processo di triturazione che non contempla l’uso di acqua. Si può utilizzare per il rivestimento interno degli edifici, ma se compattato può diventare anche un materiale da costruzione adoperato a livello strutturale.

Alfred Heineken, proprietario della famosa fabbrica di birra, ha progettato la cosiddetta “world bottle” nel 1960. La sua forma particolare permette che, una volta svuotata, possa essere riutilizzata come mattone.

Il progetto United Bottle si basa su un concetto simile. Le bottiglie di plastica si incastrano l’una nell’altra senza bisogno di malta, formando una struttura efficace. Il potenziale commerciale non manca, anche se il piano di Heineken è fallito 50 anni fa per lo stesso motivo per cui non riesce ad affermarsi oggi: l’industria non è convinta che potrebbe spopolare tra i consumatori.

 

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3. Cemento ai funghi

Henk Jonkers della Delft University of Technology ha sviluppato un processo che mescola i batteri e nutrienti, dando vita ad un cemento che si ripara da sé.  A New York, Ecovative lavora su materiali derivanti da sottoprodotti agricoli e miceli dei funghi. Essi, una volta che il processo di crescita è inibito dalla mancanza di luce e calore, si trasforma in materiali con parametri strutturali paragonabili a pietra e cemento.

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