Lelli: “La spinta verso un New Deal può venire da una nuova pianificazione urbana che faccia dell’eco-innovazione tecnologica e sistemica il fulcro della trasformazione delle nostre città”
(Rinnovabili.it) – Il cambiamento inizia dal tessuto urbano: per dare corpo ad uno sviluppo sostenibile a tutto campo è necessario rendere le città protagoniste della transizione verso un Green New Deal. A tracciarne i passi la seconda edizione del Rapporto sulla Green Economy 2013, presentato oggi a Roma da dalla Fondazione per lo Sviluppo Sostenibile ed ENEA. Il documento, intitolato per l’appunto “Un Green New Deal per l’Italia”, parte dall’analisi del panorama internazionale per focalizzarsi sulla realtà nostrana e sul nuovo ruolo che le città possono rivendicare in questo contesto.
A definirne le potenzialità sono i numeri stessi che caratterizzano i centri urbani: in Italia il 68 per cento della popolazione vive in città, dove si produce in media il 75% dei rifiuti, e le abitazioni consumano dal 30% al 60% in più di energia rispetto alla media UE. “Eccessi” che nascondono tuttavia il terreno ideale dove sperimentare la green economy. Soltanto in tema di rifiuti, secondo l’Enea, circa il 48% dei RAEE potrebbe essere riutilizzato con un valore di mercato di 45 milioni di euro. “Una formidabile spinta propulsiva ad un New Deal legato alla Green Economy – spiega Giovanni Lelli, Commissario ENEA – può venire da una nuova pianificazione urbana che faccia dell’eco-innovazione tecnologica e sistemica il fulcro della trasformazione delle nostre città per offrire una migliore qualità della vita ai cittadini ed un più sostenibile utilizzo delle risorse energetiche e non energetiche”.
Le ricadute, sul lungo periodo, andranno dalla salvaguardia dell’ambiente al rilancio dell’industria e dell’occupazione. Basti pensare alla differenziata: oggi, dove le raccolte comunali risultano più alte, è inferiore il costo di gestione dei rifiuti per ciascun cittadino ( in un comune con una raccolta al 63% il costo annuo per abitante è di 116,14 euro, in uno con una raccolta al 26% di 224 euro). Secondo il rapporto, dal punto di vista del lavoro, un incremento di 1000 ton/anno di raccolta differenziata e riciclaggio creerebbe 8,5 posti di lavoro; pertanto il raggiungimento dell’obiettivo di riciclaggio del 50% creerebbe un’occupazione di 11.000 unità.
“Durante una delle recessioni forse più lunghe e difficili degli ultimi decenni, investire per innovare, differenziare e convertire prodotti e processi produttivi in chiave sempre più green potrebbe essere una strada per rilanciare il nostro sviluppo. – ha dichiarato Edo Ronchi Presidente della Fondazione per lo Sviluppo Sostenibile – Un forte impulso in questa direzione può venire da concrete iniziative che possono partire, o essere rafforzate, dalle nostre città”. Un Green New Deal che parta dalle città può, infatti, costituire un quadro di riferimento unitario per interventi coordinati ed integrati a livello sociale, ambientale ed economico. I settori principali per tale approccio sono: la riqualificazione energetica delle città, le misure di mitigazione climatica, la riduzione del consumo di materiali ed il miglioramento della gestione dei rifiuti, la mobilità urbana, i rapporti tra l’ambiente urbano e quello agricolo, il patrimonio culturale, la gestione sostenibile della risorsa idrica, la riqualificazione delle aree degradate e l’impiego di tecniche e tecnologie tipiche dell’ICT.