(Rinnovabili.it) – Sarà il 2019 l’anno in cui verrà inaugurata la prima città galleggiante al mondo. Di progetti ne sono stati presentati tanti negli ultimi anni, ma spesso sono puri esercizi teorici (per quanto utili) o idee che paiono tecnologicamente perfette e realizzabili ma dai costi tanto alti che scoraggerebbero qualsiasi investitore. Non rientra in queste categorie il progetto del Seasteading Institute di San Francisco, che ha appena siglato un protocollo di intesa con le autorità della Polinesia francese. Sarà il piccolo arcipelago del Pacifico, minacciato dal riscaldamento globale e dall’innalzamento del livello delle acque, ad ospitare la prima comunità galleggiante, sostenibile e autosufficiente.
Dal 2008 il Seasteading Institute è alla ricerca di una nazione che accetti la sfida e si offra di ospitare questo progetto innovativo. Con alcune restrizioni di carattere ambientale: per essere economicamente realizzabile, l’area prescelta deve disporre di acque riparate. In altri termini, costruire la città galleggiante nel bel mezzo dell’oceano sarebbe fattibile, ma costerebbe troppo. Prima di trovare una sponda nella Polinesia francese, l’istituto aveva stretto una partnership con DeltaSync per realizzare un progetto pilota in Olanda.
I prossimi passi definiti dal protocollo di intesa appena siglato prevedono approfonditi studi sugli impatti economici ed ambientali della futura comunità galleggiante. Se i risultati convinceranno fino in fondo le autorità, i lavori potrebbero iniziare già a cavallo tra il 2018 e il 2019. I dettagli del progetto non sono ancora stati diramati, ma a giudicare dagli esperimenti precedenti la città galleggiante dovrebbe affidarsi al solare come principale fonte di energia pulita, centrale anche per gli impianti di desalinizzazione dell’acqua.
La struttura è modulare e si basa su piattaforme quadrate o pentagonali di dimensioni ridotte, connesse tra loro. Centrale il ruolo dell’acquaponica (acquacoltura e coltivazione idroponica messe a sistema in un’ottica simbiotica) e probabilmente anche dell’Etfe, un polimero prezioso per il greenbuilding in quanto riciclabile, ignifugo, autopulente ed estremamente resistente, trasparente, ma con un peso 99 volte inferiore a quello del vetro.