I Ricercatori del Fraunhofer hanno messo alla prova 9 questi edifici, identificando i punti da migliorare e gettando le basi scientifiche per questo tipo di abitazioni
(Rinnovabili.it) – Quando parliamo di case solari attive, parliamo di edifici in grado di catturare dal Sole più energia di quella necessaria per soddisfare i fabbisogni dei suoi occupanti. Si tratta di un concetto da tempo acquisito nel settore del greenbuilding, evoluzione dello stesso obiettivo di risparmio che contraddistingue le case passive, che invece assicurano il benessere termico senza (o con una minima) fonte energetica di riscaldamento interna all’edificio. Ma mentre per queste seconde, si possiedono precisi e comparabili standard di efficienza a cui fare riferimento, per la case solari attive la situazione è leggermente differente. Attualmente in Europa esistono oltre 1.700 edifici di questo tipo diffusi soprattutto in Germania, Svizzera e Austria.
Queste abitazioni sono dotate di collettori termici solari, moduli fotovoltaici e tutta una serie di misure d’efficienza energetica in grado di abbattere drasticamente i consumi. Tuttavia, spiega un team di Ricercatori del Fraunhofer ISE, nessuno fino ad oggi ha mai condotto una valutazione obiettiva di quanto efficacemente facciano il loro lavoro. Ecco perché la squadra di scienziati tedeschi, all’interno del progetto europeo di ricerca HeizSolar, dal 2010 lavora per elaborare un modello di simulazione della casa attiva. Come? Attraverso lo studio ed analisi di 9 edifici residenziali, in cui le esigenze di acqua calda e riscaldamento siano coperte dalla tecnologia solare termica in una misura compresa tra il 50 e il 100%.
I risultati del progetto, pubblicati proprio in questi giorni, mostrano come, con la tecnologia attuale sia già possibile sfruttare abbastanza energia solare per coprire l’intero fabbisogno di riscaldamento di un edificio. Ma case solari al 100% sono ancora una rarità, sono costose e richiedono una notevole quantità di spazio da destinare all’accumulo di calore. “Più normalmente le ‘Solar-Active-Houses’ che generano circa il 60 per cento del calore necessario utilizzando collettori solari termici, rappresentano uno buono e conveniente compromesso”, spiega Gerhard Stryi-Hipp, responsabile del gruppo di Fraunhofer ISE . “Durante la primavera e l’autunno, 40 metri quadrati di collettori solari termici e un serbatoio di 5000 litri sono completamente sufficienti per una casa unifamiliare. Da novembre a gennaio, l’ulteriore 40 per cento deve però provenire da una caldaia a legna o a gas“.
Fino ad oggi, ricordano i ricercatori, la progettazione di case solari si è basata principalmente sull’esperienza pratica dei singoli esperti. I ricercatori hanno quindi deciso di esplorare come ottimizzare ulteriormente il concetto e creare un modello di simulazione adeguato per esaminare vari aspetti, come ad esempio la possibilità di variare il rapporto tra dimensioni del serbatoio e superficie dei collettori. “Questo ci ha dato una base da cui partire per ottimizzare la progettazione di queste abitazioni e ridurre i costi. Ci aspettiamo che tutto ciò migliori in modo significativo la loro importanza per il futuro”.