(Rinnovabili.it) – Incanalare lo sviluppo e la finanza tradizionale verso la realizzazione di infrastrutture ad alta efficienza energetica e basse emissioni è la giusta mossa per combattere il cambiamento climatico, supportare gli obiettivi mondiali di sostenibilità e incrementare la produttività economica globale, ne sono convinti, almeno a parole, i ministri delle finanze del G20 incontratisi questo fine settimana a Lima. L’occasione è quella fornita dal meeting annuale del gruppo Banca Mondiale e del Fondo Monetario Internazionale (FMI), durante il quale gli istituti finanziari dello sviluppo hanno rinnovato il proprio impegno sul fronte ambientale: le banche hanno promesso di versare altri 15 miliardi di dollari annui entro il 2020 per finanziare progetti di lotta al climate change e al riscaldamento globale.
Questi fondi vanno a sommarsi ai 61,8 miliardi che i Paesi sviluppati hanno erogato nel 2014 e ai 10 miliardi di dollari del Green Climate Fund, il meccanismo finanziario creato durante i negoziati della COP17 di Cancun nel 2010.
In questo sforzo economico globale la World Bank mobiliterà fino a 29 miliardi di dollari in finanziamenti per il clima entro il 2020; nella quota globale di fondi elargiti dal gruppo, si tratta di un aumento dal 21% al 28% nella percentuale destinata al clima. “Siamo impegnati nell’aumentare il nostro sostegno ai paesi in via di sviluppo per lottare contro i cambiamenti climatici”, ha detto il presidente della Banca Mondiale, Jim Yong Kim. “Mano a mano che ci avviciniamo all’appuntamento di Parigi, i Paesi vanno individuando i fondi necessari. La Banca, con il sostegno dei nostri membri, risponderà con ambizione a questa sfida epocale”.
Anche la Banca europea per gli investimenti BEI ha promesso di aumentare la percentuale dei prestiti in corso ai progetti climatici nei Paesi in via di sviluppo dal 25% al 35%. Werner Hoyer, presidente della BEI, ha spiegato: “Dobbiamo fare tutto il possibile per sbloccare nuovi investimenti nei paesi particolarmente vulnerabili ai cambiamenti climatici, compresi quelli con le aree costiere basse e regioni esposte alla desertificazione, siccità e inondazioni”.
Si tratta di impegni particolarmente attesi ma, secondo Isabel Kreisler, esperta di politica del cambiamento climatico per Oxfam, le promesse fatte non sono riuscite ad affrontare “l’elefante nella stanza”. “Solo una piccola frazione di fondi per il clima stanno raggiungendo i paesi più poveri per aiutarli ad adattarsi ai cambiamenti climatici. Soltanto un’azione decisa invertirà questa tendenza”, ha spiegato Kreisler. “I ministri dovrebbero accordarsi su due cose. In primo luogo, almeno il 50% del finanziamento pubblico dell’obiettivo dei 100 miliardi di dollari dovrebbe andare all’adattamento. In secondo luogo, essi dovrebbero accettare di fissare un nuovo obiettivo di finanziamento per misure di adattamento per il dopo 2020 nella cruciale riunione di Parigi a dicembre”.