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Buio sulle rinnovabili

Leggi le ultime novità 2024 Il Decreto Aree Idonee per le rinnovabili è entrato in vigore

Che l’aria fosse quella di tempesta lo si era capito fin dalle prime battute del “ministro Romani ai microfoni di Radio Rai1”. E la bozza di proposte stilate del Dicastero dello Sviluppo, il decreto Rinnovabili di attuazione della direttiva comunitaria 2009/28, ha tolto ogni possibile dubbio, facendo sobbalzare le associazioni di settore e gli ambientalisti con delle modifiche al testo inaspettate. Tetto alla crescita del fotovoltaico, stop a qualsiasi incentivo dopo l’anno 2014, riduzione retroattiva del 30% sugli incentivi all’eolico: questi i rumors sul decreto Romani denunciati dal settore come vera e propria pietra d’arresto alle rinnovabili italiane. Uno stop inesorabile che paralizzerebbe tutto il comparto, nonostante negli ultimi anni abbia saputo attrarre investimenti per miliardi di euro con effetti concreti sia sul lato della produzione di energia sia sul lato occupazionale. Spina dorsale di questo positivo trend, un sistema nazionale di incentivi che le associazioni non hanno esitato a definire più volte “efficiente ed efficace, modulato quasi sempre con sapienza e innovazione anche rispetto alle esperienze compiute da altri Paesi europei”.

Ma entriamo nel dettaglio. Nel testo, ancora passibile di modifiche prima dell’approvazione del Consiglio dei ministri questo mercoledì 2 marzo, appare la disposizione della la “trattabilità” degli incentivi a decorrere dal 1 gennaio 2014 e “nel caso di raggiungimento anticipato dell’obiettivo specifico per il solare fotovoltaico, fissato a 8.000 MW per il 2020 nell’ambito del Piano di azione […] è sospesa l’assegnazione di incentivi per ulteriori produzioni da solare fotovoltaico fino alla determinazione, con decreto del Ministro dello sviluppo economico, da adottare di concerto con il Ministro dell’ambiente e della tutela del mare, sentita la Conferenza unificata, di nuovi obiettivi programmatici e delle modalità di perseguimento”. Una vera e propria spada di Damocle sul futuro del sole nostrano, che salta ancora più all’occhio se comparato a limite del regime tariffario tedesco, sei volte superiore a quello italiano. Rimanendo in tema di feed-in-tariff, per gli impianti fotovoltaici su terreni agricoli il limite passa da 50 a 100 kW per ettaro, rintroducendo gli incentivi per quelli con una potenza superiore a 1 MW, mentre viene elevato l’incentivo assegnato all’energia prodotta da impianti solari ad alta concentrazione (400 soli) tenendo conto del maggior rapporto tra energia prodotta e superficie utilizzata e che ottiene il limite di 200 kW sulle aree agricole.
Le novità riguardano anche la riduzione di costo del 30% per il ritiro dei Certificati Verdi da parte del Gse a fronte di quel 15% richiesto invece dai produttori, accanto alla riduzione del termine per l’emanazione dei decreti attuativi sui nuovi meccanismi tariffari cha passa dall’anno a soli sei mesi. Sono reintrodotti gli incentivi ai rifacimenti e all’art. 23 si legge che “gli interventi di rifacimento totale o parziale mantengono il diritto all’incentivo stabilito dalle norme vigenti alla data di entrata in vigore del presente decreto a condizione che gli impianti entrino in esercizio, successivamente all’esecuzione dell’intervento di rifacimento, entro il 31 dicembre 2014”.
Introdotta, inoltre, la concessione da parte dei soggetti pubblici a terzi dei tetti degli edifici di proprietà per la realizzazione di impianti di produzione di energia elettrica da fonti rinnovabili norma applicabile anche ai siti militari e alle aree militari.

La produzione di energia elettrica da impianti di potenza nominale superiore ai 5 MW ai valori minimi ha diritto a un incentivo assegnato tramite *aste al ribasso gestite dal GSE*, con parametri differenziati per fonte e per scaglioni di potenza e l’inclusione degli impianti a biomasse.
Sono stati introdotti dei cambiamenti anche per ciò che concerne i limiti delle agroenergie: “A decorrere dalla data di entrata in vigore del presente decreto, per gli impianti di biogas collocati in zone agricole, l’accesso agli incentivi statali, anche finalizzati alla produzione di biometano, è consentito a condizione che la potenza nominale dell’impianto non sia superiore ad *1 MW elettrico*, ovvero a *3 MW di potenza termica nominale.* Al fine di evitare squilibri negli approvvigionamenti e nei prezzi delle produzioni agricole da destinare all’alimentazione umana e zootecnica, con decreto del Ministro delle politiche agricole alimentari e forestali sono stabiliti parametri volti a definire le percentuali massime impiegabili negli impianti a biogas”.
E ancora, il Decreto prevede il divieto di indicazioni _“diverse o superiori”_ a quelle previste nel testo per le fonti rinnovabili in edilizia, facendo sì che i Comuni e le Regioni già intervenuti, anche con obiettivi più ambiziosi di quelli riportati, dovranno fare un passo indietro.

*LE PRIME BATTUTE* E pronti a dar battaglia, organizzazioni ecologiste e mondo associazionistico si sono dati appuntamento questa mattina di fronte al Ministero per esprimere la loro preoccupazione davanti alla possibilità che il Decreto così modificato venga approvato mercoledì prossimo. Se così fosse sarebbero irrimediabili i danni ai comparti allo sviluppo delle energia rinnovabili.
Da Legambiente al WWF, dall’ANEV al senatore Francesco Ferrante è unanime la preoccupazione che il taglio degli incentivi e le limitazioni alle rinnovabili potrebbero realmente creare problemi al mercato internazionale bloccando finanziamenti e progetti green volti alla generazione di energia da fonte alternativa.

“Il Governo Berlusconi getta la maschera con un attacco senza precedenti alle fonti rinnovabili. Con la proposta di Decreto legislativo che verrà presentata domani dal Ministro Romani si vogliono fermare l’eolico, il solare, e le biomasse in Italia per dare spazio al nucleare”. Inizia così, chiara e decisa, la protesta del direttore generale di “Legambiente”:https://www.legambiente.it/ *Rossella Muroni* che stamane ha preso parte alla conferenza tenutasi davanti al Ministero dello Sviluppo Economico voluta da associazioni del calibro di WWF, Legambiente, Anev Aper Assoenergie e molte altre. “Questo Decreto, se non verrà cambiato, sarà un autentico schiaffo da parte di Romani nei confronti del Parlamento e della stessa Unione Europea – ha continuato Rossella Muroni -. Dopo due mesi di audizioni e confronti in Parlamento, con l’approvazione di risoluzioni da parte di Camera e Senato che proponevano correttivi al primo testo presentato dal Governo, perché approvare un testo che non tiene in alcun conto queste proposte? Forse, allora, era questo l’obiettivo della campagna mediatica negativa condotta dal Governo in questi mesi contro le fonti rinnovabili? Per far partire il nucleare facendolo pagare ai cittadini in bolletta?”. Impegnandosi per modificare il provvedimento l’Associazione ambientalista invierà al più presto a Bruxelles le proprie osservazioni sperando di sensibilizzare verso l’adozione di norme che siano di aiuto e di sostegno al comparto delle energie alternative sperando nell’appoggio e nel sostegno del ministro dell’Ambiente italiano *Stefania Prestigiacomo* che ha dichiarato di voler portare avanti l’impegno per le rinnovabili parallelamente allo sviluppo del nucleare, due strade che non dovranno per forza incontrarsi dichiarando “Non c’è contrapposizione: l’Italia ha bisogno di entrambe queste fonti di energia se vuole un futuro di sviluppo sostenibile”.

Stesse preoccupazioni quelle espresse dal Presidente del “WWF Italia”:https://www.wwf.it/client/render.aspx, *Stefano Leoni*, che ha così affermato “Il decreto legislativo _blocca-solare_ proposto dal dicastero dell’economia, che vuole porre un ‘tetto’ al fotovoltaico e bloccarne gli incentivi, fa’ andare l’Italia in controtendenza rispetto al mondo intero: così spegneremo il ‘nostro’ sole e tutta l’economia, ancora giovane, che ruota intorno alle rinnovabili. Una mossa in controtendenza rispetto al mondo intero che ormai punta sulla green-economy con grande sviluppo delle fonti rinnovabili di energia, ma rispetto alla politica energetica indicata dall’Unione Europea che si è posta l’obiettivo di almeno il 20% al 2020 di copertura da fonti rinnovabili dei consumi di energia, un obiettivo sostenibile solo con il concorso di tutti i paesi”.

Il monito arriva anche dall’operatore energetico integrato da fonte rinnovabile *ReFeel* che, in quanto sostenitore delle diffusione delle energie pulite sta contrastando attivamente l’approvazione del testo che domani verrà proposto da Romani temendo il blocco dei finanziamenti da parte delle banche entro l’estate e un conseguente blocco della realizzazione degli impianti.

Analoga la dichiarazione del senatore *Francesco Ferrante* “Al momento della presentazione dello schema del decreto legislativo ne apprezzammo i principi ispiratori e la tempestivitè, ma stando ora alle bozze circolate – continua Ferrante – pare chiaro che stia prevalendo un atteggiamento di retroguardia, una spinta negativa che rischia di assestare un colpo durissimo al comparto delle rinnovabili. Il Governo rispetti le condizioni poste all’unanimità dalle Commissioni parlamentari, in particolare sono due gli aspetti del decreto su cui invertire la rotta: se venisse confermato, il limite alla crescita dell’energia solare sarebbe infatti una misura paradossale, perchè il paletto a 8mila MW totali è addirittura un sesto di quello previsto dalla Germania, mentre sul fronte Certificati Verdi fissarne il prezzo di ritiro al 70% per cento invece che al 85%, è una misura assolutamente incomprensibile”.

Non si risparmiano neppure “Assosolare”:https://www.assosolare.org/, Grid Parity Project e Asso Energie Future e che attraverso i rispettivi presidenti firmano oggi una missiva congiunta rivolta ai ministro e in cui non lasciano spazio ai mezzi termini “E’ evidente che non vi sia alcuna intenzione da parte del Ministero Dello Sviluppo Economico di sviluppare e sostenere in alcun modo le fonti rinnovabili, come richiesto dalla normativa europea. Si teme fortemente che tale impostazione sia data dall’aver recepito gli obiettivi comunitari di consumo di energia da fonti rinnovabili, come soglie invalicabili più che non come obiettivi da raggiungere e possibilmente superare in una logica di espansione del settore. Il che contravviene manifestamente lo spirito della Direttiva e della recente Raccomandazione della Commissione Europea. E se il nodo della questione è quello dei costi, questa è la ricetta delle tre associazioni che propone di formulare l’Art. 23, c.11 let. D. come segue: “A decorrere dal 1 gennaio 2014 l’incentivazione della produzione di energia elettrica da fonte solare fotovoltaica è definita ai sensi dell’art. 22. Il ritardo nell’adozione dei decreti di cui all’art. 22, comma 6, comporterà la proroga di un giorno del predetto termine del 1 gennaio 2014 per ogni giorno di ritardo nella entrata in vigore dei decreti medesimi. Il medesimo termine del 1 gennaio 2014 è anticipato al primo giorno successivo al compimento del quattordicesimo mese successivo alla data di comunicazione al pubblico da parte del GSE Gestore dei Servizi Energetici S.p.A. tramite il proprio sito Internet della avvenuta entrata in esercizio di impianti fotovoltaici aventi una capacità nominale pari a 8.000 MW, a condizione che entro la medesima data siano stati adottati i decreti di cui all’art. 22, comma 6”. In caso contrario il termine di quattordici mesi è allungato di un giorno per ogni giorno di ritardo.