(Rinnovabili.it) – Non solo ha cancellato il pacchetto sulla qualità dell’aria e quello sull’economia circolare, ma ora apre le porte del continente alle sabbie bituminose. L’opera di disintegrazione della normativa ambientale da parte della Commissione europea, infatti, ha toccato un altro nervo scoperto: la direttiva sulla qualità dei carburanti (Fqd).
La plenaria sulla direttiva ha visto 337 deputati votare contro il disegno di legge, dunque più dei 325 favorevoli, ma non abbastanza per bocciare il provvedimento. Serviva infatti una maggioranza qualificata di 376.
Nel mese di ottobre, la Commissione europea aveva deciso di abolire l’obbligo di etichettare il petrolio da sabbie bituminose come altamente inquinante, cedendo alle pressioni dell’industria. È stato un processo lungo e articolato: lo spiega il dossier redatto da Friends of the Earth in tempi non sospetti, prima ancora che Bruxelles venisse allo scoperto con dichiarazioni pubbliche.
In sostanza tutto nasce con l’implementazione delle tecniche di estrazione del petrolio da sabbie bituminose in Canada. La nazione comincia a produrre tale combustibile in grande quantità, un petrolio ottenuto tramite procedimenti a pesante impatto ambientale (le emissioni generate superano del 23% quelle del petrolio tradizionale) e duramente osteggiato dal fronte ecologista. Tutta questa fatica, però, il Canada non vuole farla solo per il mercato interno: l’idea è quella di esportare. E qui entra in campo l’Unione europea, terreno ancora incontaminato dalle sabbie bituminose. Ha una legislazione proibitiva, è vero, ma è sempre disponibile a rimangiarsela.
La Commissione Barroso negozia e chiude questo autunno, con il governo canadese, il CETA, trattato bilaterale sul commercio e gli investimenti. Un trattato simile – e per certi precursore – al TTIP, che la Commisione Juncker sta discutendo con gli Stati Uniti. Questi trattati hanno come scopo l’abbattimento di tutti gli ostacoli al libero commercio, comprese le barriere normative che proteggono alcuni settori chiave: ambiente, salute, lavoro. Ecco il quadro in cui si inserisce la decisione di picconare la Fqd, direttiva che obbligava a segnalare chiaramente i carburanti più “sporchi” e impattanti. Da oggi non sarà più necessario: non importa se il petrolio arriva dal fracking, dalle sabbie bituminose o dalle estrazioni convenzionali. Sarà sempre petrolio, e avrà lo stesso valore della benzina o del diesel. Se si considera che il settore dei trasporti è responsabile del 31% delle emissioni europee, si può immaginare che l’arrivo delle sabbie bituminose avrà un impatto sensibile sul clima.