(Rinnovabili.it) – Ad aprile dello scorso anno la Regione Campania aveva firmato con il governo il patto di sviluppo regionale, un accordo che, a fronte di 10 miliardi di euro di finanziamento, definiva una serie di interventi di primaria rilevanza da realizzare per lo sviluppo socio-economico territoriale. Fra questi appare anche il “Sistema della mobilità da/per la penisola sorrentino-amalfitana”, impianto di trasporti che preoccupa non poco l’ambientalismo italiano. Il perché lo spiega Legambiente che con la sua Goletta Verde sta attraversando nelle acque campane. Questa mattina durante la navigazione tra Castellammare di Stabia e Salerno, gli attivisti della storica imbarcazione ambientalista hanno esposto lo striscione per protestare contro le ipotesi di alcuni interventi, ritenuti invasivi oltre che inutili, e parte del nuovo sistema della mobilità
Per Legambiente si rischia la riproposizione di vecchie proposte – percorsi in galleria parallele alla litoranea, funivie, by-pass – che da oltre un decennio serpeggiano in uno dei paesaggi più famosi al mondo, oggi anche Parco Regionale dei Monti Lattari e Area Marina Protetta, oltre che Sito Unesco nel versante amalfitano.
“In realtà, nonostante quanto si cerca di giustificare non viene mai inquadrato il tema della mobilità in una scelta strategica veramente improntata alla sostenibilità – sottolinea Anna Savarese, vicepresidente di Legambiente Campania -. Si tratta di un’occasione indubbiamente importante, ma occorre un approccio moderno alla pianificazione territoriale basato sul concetto di “smart land”, in grado di garantire l’attrattività del territorio, senza comprometterne le valenze paesaggistiche, naturalistiche e storico-artistiche”.
E così dopo le battaglie per gli abbattimenti degli ecomostri di Alimuri e del Fuenti, il Cigno verde riprende in mano gli strumenti di protesta per chiedere che la mobilità territoriale sia realmente sostenibile. Vale a dire inquadrata in un piano territoriale e di sviluppo del territorio equilibrato tra zone montane e costiere che non può incardinarsi nell’attenzione al solo settore turistico, ma che deve tener conto delle notevoli valenze dell’interna penisola, connesse all’agricoltura, alla valorizzazione del patrimonio di biodiversità naturale e rurale, alla creatività e alla sapienza artigianale, realizzando prodotti famosi a livello mondiale.
“Ciò – aggiunge Savarese – anche per porre un freno allo sviluppo incontrollato del turismo selvaggio, con un carico pressorio che stravolge gli equilibri ecosistemici e la qualità della vita degli abitanti e compromette lo stesso godimento dei turisti per la scarsa qualità dei servizi, senza che si sia affrontato e approfondito il tema della destagionalizzazione, della durata delle presenze, dell’ampliamento dell’offerta. Questo approccio miope – conclude la vicepresidente di Legambiente – ha alimentato non solo l’abusivismo ma soprattutto l’abbandono dei terrazzamenti, caratteristica peculiare del paesaggio della penisola sorrentino-amalfitana, frutto di una sapienza agronomica tramandatasi per secoli, simile a quella che ha conformato il territorio del Parco delle Cinque Terre che potrebbe essere un modello a cui attingere per “regolamentare” in maniera condivisa le esigenze dello sviluppo con quelle della tutela”.