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Bioplastica per imballaggi, più resistente grazie ai gusci d’uovo

Alcuni scienziati hanno pensato di aggiungere minuscoli frammenti di gusci d'uovo a della bioplastica per ottenere un materiale da imballaggio in grado di piegarsi senza rompersi

Bioplastica per imballaggi, più resistente grazie ai gusci d’uovo

 

(Rinnovabili.it) – Il segreto per una bioplastica più resistente? Carbonato di calcio, più piccole quantità di carbonato di magnesio e di fosfato di calcio. Non fatevi spaventare dai nomi, ciò di cui stiamo parlando non sono altro che i gusci d’uovo. Alcuni scienziati della Tuskegee University hanno pensato bene di aggiungere minuscole quantità di guscio alla produzione di biopolimeri con l’obiettivo ultimo di creare il primo (nel suo genere) materiale da imballaggio biodegradabile che fosse al tempo stesso flessibile e resistente.

 

Il loro lavoro presentato in occasione del  251° National Meeting & Exposition of the American Chemical Society (ACS) dimostra come sia possibile aggiungere piccole quantità di quello che oggi è per lo più un rifiuto alla ricetta della bioplastica per darle un’incredibile sottilizza e robustezza.

Per arrivare ad un primo risultato soddisfacente Vijaya K.  Rangari, Bonifacio Tiimob e i colleghi della Tuskegee University hanno sperimentato diversi polimeri plastici. Alla fine, sono arrivati a una miscela composta al 70 per cento di polybutyrate adipato tereftalato (PBAT), derivato dal petrolio e al 30 percento da acido polilattico (PLA), un polimero derivato dall’amido di mais. Il PBAT, a differenza di altri polimeri plastici d’origine fossile, è stato progettato per cominciare a decomporsi tre mesi dopo esser conferito nel suolo.

 

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Questa miscela ha molti dei tratti che i ricercatori stavano cercando, ma non tutti. Per migliorare la composizione, il team ha creato nanoparticelle fatte di gusci d’uovo. Le schegge dei gusci sono state lavate, macinate assieme al glicole di polipropilene e quindi esposte a onde ultrasoniche che ha rotto i frammenti in minuscole particelle per poi aggiungerle alla miscela 70/30 di PBAT e PLA

I ricercatori hanno così scoperto che questa aggiunta rende il polimero un 700 per cento più flessibile di altre miscele bioplastiche, rendendolo ideale per gli imballaggi.

“Rompiamo i gusci delle uova fino ai loro componenti più minuti e poi li infondiamo in una speciale mistura di bioplastica che abbiamo sviluppato”, spiega Rangari. “Queste particelle aggiungono resistenza al materiale e lo rendono più flessibile di altre nanoplastiche sul mercato. Crediamo che tali caratteristiche, insieme alla biodegradabilità nel suolo, potrebbero rendere questa bioplastica di gusci d’uovo un materiale alternativo per il packaging”.