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Bioplastica: l’ultima frontiera è il granchio rosso del Guadalquivir

L'Università di Siviglia è riuscita a sviluppare dai rifiuti della lavorazione del granchio una bioplastica resistente e impermeabile

bioplastica(Rinnovabili.it) – A pochi giorni dalla notizia della collaborazione tra Heinz e Ford nella produzione di bioplastica derivata dalle bucce di pomodoro arriva dall’Università di Siviglia il progetto per la produzione di plastica ecologica dagli scarti del granchio rosso.

Il gruppo di ricerca Tecnologia e Disegno di Prodotti Multicomponenti dell’Università di Siviglia è riuscito ad ottenere materie bioplastiche dai rifiuti derivanti dagli impianti di trasformazione del granchio rosso del Guadalquivir. Gli esperti hanno utilizzato una mescola a base di una proteina derivata dai crostacei per sviluppare materiale biodegradabile da impiegare come alternativa alle materie plastiche convenzionali smaltendo un grande quantitativo di rifiuti dell’industria della lavorazione del granchio.  Secondo il ricercatore a capo del team Antonio Guerrero, gli stabilimenti di trasformazione dei molluschi generano un grande volume di effluenti liquidi e rifiuti solidi che spesso non vengono riciclati. “Solo raramente i rifiuti solidi vengono utilizzati come fertilizzanti o per l’alimentazione animale. Il nostro obiettivo è quello di valorizzare questi prodotti che hanno un’ottima composizione, una buona funzionalità ed un elevato contenuto di proteine”, spiega l’esperto.

 

Proprio questi alti livelli di proteine permettono il loro utilizzo come base per la plastica. “Il trattamento di tali miscele è realizzato in tre fasi. Come prima cosa vengono rotti i legami molecolari, in modo che le catene polimeriche guadagnino mobilità. Poi vengono riorganizzate nella forma e direzione desiderata. Infine si formano nuove interazioni e nuovi legami intermolecolari. Ciò può essere realizzato attraverso tecnologie di processo fisico-chimico o termo-meccanico”, dice Guerrero.

In particolare i ricercatori hanno utilizzato la tecnica di stampaggio ad iniezione, con un computer che ha realizzato campioni su scala di laboratorio.

 

“Il sistema fonde il materiale ad alta temperatura e lo inietta in uno stampo sotto pressione che lo porta alla forma desiderata. Questo è utile per molte unità ed ha una elevata precisione. E’ spesso utilizzato nell’industria per la produzione di custodie mobili, copertine per CD o parti articolate di una grande varietà di prodotti” ha dichiarato il ricercatore. I campioni di bioplastica risultanti sono stati sottoposti a vari test che li hanno messi a confronto con la plastica a base di polimeri sintetici per valutare il loro reale potenziale. “Abbiamo effettuato test termomeccanici, di piegatura, di resistenza alla rottura e della capacità di assorbimento d’acqua …” è stato specificato.

Dopo questi test, gli esperti dimostrano nel loro articolo, pubblicato nel Journal of the Science of Food and Agriculture, che la plastica prodotta dai riiuti della lavorazione del granchio rappresenta una valida alternativa ai materiali plastici convenzionali.