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Dai nanocristalli di cellulosa un biomateriale super resistente

I ricercatori della Purdue University hanno individuato un nuovo biomateriale più resistente dell'acciaio, partendo dai nanocristalli di cellulosa alla base della vita delle piante

Biomateriali - nanocristalli di cellulosa - Immagine Purdue University Pablo Zavattieri(Rinnovabili.it) – I ricercatori della Purdue University hanno svelato un nuova tipologia di super biomateriale per l’architettura, partendo dalle incredibili prestazioni che compongono la struttura interna delle piante. I nanocristalli di cellulosa alla base della vita delle piante avrebbero infatti una resistenza pari a quella dell’acciaio.

 

Dopo il grafene ed i nanocritalli del legno saranno dunque le piante ad indicarci la strada per arrivare a costruire edifici sempre più sicuri, resistenti ed ecosostenibili. Secondo il team di ricercatori della Purdue University i che costituiscono la struttura interna di alberi e piante, arriverebbero ad una rigidità pari a 206 gigapascals, al pari delll’acciaio.

 

L’indagine su questo nuovo biomateriale è per il momento ancora all’inizio avendo individuato tali livelli di rigidezza in nanocritalli microscopici dalle dimensioni di soli 3 nanometri (un miliardesimo di metro) per 500 nanometri di lunghezza, pari ad un millesimo delle dimensioni di un granello di sabbia.

Biomateriali - immagine ©Carl WarnerTuttavia una volta individuata la struttura perfetta di assemblaggio dei nanocristalli di cellulosa, sarà possibile integrare questo biomateriale super resistenti a buona parte dei materiali da costruzione comunemente usati, arrivando addirittura a sostituire le fibre di carbonio.

 

“Questo tipo di materiale ha mostrato delle potenzialità sorprendenti”, ha affermato Pablo D. Zavattieri della Purdue University. “Oltre ad essere abbondante, è rinnovabile e prodotto quale rifiuto dell’industria della carta”.

 

I nanocristalli di cellulosa necessari a realizzare i biomateriali potrebbero provenire dagli alberi, dalle piante, dalle alghe o da alcuni tipologie di batteri, trasformandosi perciò in elementi sostenibili, rinnovabili, biodegradabili e carbon-neutral