(Rinnovabili.it) – Dall’Expo di Milano alla siciliana Favara, passando per Casal di Principe. Il Padiglione Italia allestito alla 15° edizione della Biennale di Venezia raccoglie progetti da tutta la penisola, accomunati dai fili rossi del riciclo, riuso e rigenerazione urbana sostenibile.
Temi che in qualche modo attraversano tutta la Biennale, fin dal punto di partenza del percorso di visita. Entrando nello spazio introduttivo infatti ci si trova quasi schiacciati da un’imponente “tendaggio” di metallo. Cento tonnellate di acciaio, in tutto 14 km di pezzi di telaio, snodi e giunture, ovvero parte del materiale di scarto recuperato dallo smantellamento della precedente Biennale. La scelta di costringere i visitatori a “sentire” il peso del materiale di scarto di certo aiuta a riflettere non solo sulla quantità dei rifiuti prodotti, ma soprattutto sulle idee di riciclo, riuso e upcycling.
Nella stessa direzione si muove anche il Padiglione Italia, curato dallo studio TAMassociati e realizzato con il materiale di recupero del padiglione irlandese dell’Expo. Introdotto dal titolo “Taking care. Progettare per il bene comune” e diviso in tre sezioni (Pensare, Incontrare, Agire), propone 20 progetti portanti avanti da collettivi, terzo settore, fondazioni attente al sociale.
Si passa così dalla casa dello “Scarface” casalese trasformata in museo e nascosta da una copertura rosso sangue al recupero collettivo del Teatro sociale di Gualtieri, fino al Farm-cultural-park di Favara, esperimento ormai rodato di recupero di un intero borgo semi-abbandonato, ora casa di artisti e luogo dove si sperimentano, tra le altre cose, soluzioni di farming urbano.
“Il Padiglione Italia – ha affermato Giuseppe Cappochin, presidente del Consiglio Nazionale degli Architetti, Pianificatori, Paesaggisti e Conservatori (CNAPPC) nel corso dell’inaugurazione – coglie il vero significato della rigenerazione urbana sostenibile, del riuso, e rappresenta una visione dell’architettura tesa non solo a migliorare le periferie e l’ambiente edificato, ma che si prende cura delle persone e delle comunità, incidendo sulla marginalità sociale e promuovendo l’innovazione culturale”.