(Rinnovabili.it) – La ricerca energetica ci ha abituato ormai da tempo all’uso dei materiali di scarto più disparati nella realizzazione di batterie d’ultima generazione, dalle mele marce ai pollini passando per foglie e paglia. Un team interdisciplinare di scienziati ha allargato ulteriormente gli orizzonti di questo indirizzo sperimentale, impiegando nel proprio lavoro sull’energy storage quello che oggi molti considerano lo scarto per eccellenza: la CO2 antropica.
L’ingegnere meccanico Cary Pint della Vanderbilt University e il chimico Stuart Licht della George Washington University sono riusciti a dimostrare come gli elettrodi in grafite delle batterie agli ioni di Litio potrebbero essere facilmente sostituiti con materiale in carbonio recuperato direttamente dall’atmosfera. La squadra ha adattato un processo di fotoconversione del biossido di carbonio in carbonio semplice per poter realizzare dei nanotubi, piccolissime strutture che possono essere incorporate nelle batterie al litio utilizzate dalle auto elettriche o dall’elettronica portatile o in quelle al sodio impiegate per l’accumulo in rete.
“Questo approccio non solo produce batterie migliori ma stabilisce anche un valore per l’anidride carbonica recuperata dall’atmosfera”, spiega Pint.
Il progetto si basa su un processo elettrochimico solare termico (STEP) che può creare nanofibre di carbonio dall’anidride carbonica ambientale. STEP utilizza l’energia solare per soddisfare le necessità elettriche e termiche della reazione necessaria a scindere la CO2 in carbonio e ossigeno e a far crescere i nanotubi. La squadra ha dimostrato inoltre che il carbonio nano-strutturato è in grado di dare una piccola spinta alle prestazioni della batteria.
Secondo gli scienziati il nuovo processo elaborato potrebbe portare ad auto elettriche addirittura carbon negative.
“Immaginate un mondo in cui ogni nuovo veicolo elettrico o sistema di accumulo collegato alla rete elettrica non solo ci permetta di superare i peccati ambientali del nostro passato, ma anche diavanzare verso un futuro sostenibile per i nostri figli”, ha aggiunto Pint. “I nostri sforzi hanno mostrato un possibile percorso per raggiungere tale futuro”.
La ricetta per la conversione dell’anidride carbonica in sistemi di energy storage è descritta in un articolo pubblicato su ACS Central Science.