Il progetto Synpol sta studiano i migliori ceppi batterici per la fermentazione del syngas ottenuto dai rifiuti. Obiettivo: ottenere polimeri organici che siano economicamente competitivi
(Rinnovabili.it) – Ottenere la bioplastica dai rifiuti urbani è l’ultima mira della green chemistry internazionale. Dopo aver dato prova di poter rimpiazzare i polimeri di origine fossile con quelli ottenuti da mais e canna da zucchero, anche per il settore della plastica è arrivato il momento di fare un ulteriore passo avanti verso la sostenibilità. E al pari di quello che sta accadendo ai biocombustibili anche per la produzione di plastiche organiche apre le porte alla materia prima seconda e alla batteriologia. A tentare l’impresa in Europa è il progetto Synpol, in precedenza già trattato da Rinnovabili.it, che a soli due anni dal termine presenta i suoi nuovi risultati.
Il team del progetto sta valutando quali miscele di specie batteriche siano in grado di migliorare l’efficienza di conversione dei Rifiuti Solidi Urbani (RSU) in polimeri organici riutilizzabili. I rifiuti delle materie prime complesse contengono, infatti, grandi quantità di carbonio che i batteri sono in grado di digerire per rilasciare in cambio molecole riutilizzabili.
Il processo di produzione messo a punto da Synpol segue tre fasi: dopo la compressione, i rifiuti vengono prima pirolizzati e quindi gassificati per produrre syngas. Questo gas sintetico, ricco di carbonio e idrogeno viene quindi fermentato dai batteri geneticamente modificati. Ora, i ricercatori guidati da José Luis García López, professore di biotecnologia ambientale presso il Centro di Ricerca Biologica (CIB) di Madrid, stanno tentando di determinare quali ceppi batterici possano essere combinati per dar vita da una vera e propria super fattoria.
Il progetto è ancora allo stadio iniziale, come peraltro tutto il settore delle bioplastiche. “Per ora, siamo una piccola industria, dobbiamo crescere”, spiega Krysty-Barbara Lange, portavoce della European Bioplastics Association a Berlino. “Oggi rappresentiamo lo 0,01% del settore agricolo a livello mondiale, ma abbiamo bisogno di più opzioni, e il progetto Synpol sembra essere un driver molto promettente per una terza generazione di biopolimeri”. Se la piattaforma di Synpol garantisse un’adeguata efficienza, il settore compirebbe un significativo passo in avanti. “Attualmente – ha aggiunto Oliver Drzyzga, responsabile del progetto – stiamo lavorando con [solo] alcuni grammi di rifiuti, ma l’obiettivo è quello di rendere tutto il procedimento economicamente sostenibile, e costruire un grande stabilimento nella Murcia [Spagna]”.