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Architettura sostenibile: l’impegno dell’Uia per abbattere le emissioni

L’Unione internazionale degli architetti sposa gli imperativi ambientali per il 2050, spingendo per una vera architettura sostenibile

Architettura sostenibile_l’impegno dell’Uia per abbattere le emissioni_300 (Rinnovabili.it) – Un impegno per costruire a basse emissioni di CO2 e dar vita a una architettura sostenibile capace di rendere le città e gli insediamenti umani inclusivi, sicuri, resilienti. È questa l’intenzione dell’Uia (Unione internazionale degli architetti), che ha preso posizione nel suo congresso mondiale – tenutosi ad agosto a Durban – in Sud Africa, con una dichiarazione di intenti in cui decide di impegnarsi sugli imperativi ambientali per il 2050. In essa si richiamano la Convenzione quadro delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici (UNFCCC) e la prossima conferenza di Parigi 2015, che ha l’obiettivo di raggiungere un nuovo accordo sulla graduale eliminazione, entro il 2050, delle emissioni di CO2 nei settori industriali a livello globale, non ché di tutte le emissioni di gas serra provenienti da impianti di energia prodotte entro la seconda metà del XXI secolo. Gli architetti sono partiti da una serie di dati: nelle aree urbane avviene oltre il 70% del consumo di energia e di produzione di emissioni di CO2. I maggiori responsabili sono gli edifici e, se si considera che nei prossimi vent’anni verrà costruita e ricostruita, nelle aree urbane del mondo, un’area pari a circa il 60% del patrimonio edilizio globale, per abbassare l’impatto ambientale è necessario instradare l’edilizia su un percorso di eliminazione delle emissioni di CO2 entro il 2050. L’obiettivo dell’Unione degli architetti, insieme a diversi partner firmatari del documento, è dar vita ad «ambienti sostenibili, resilienti, ‘carbon-neutral’ e sani, che proteggano e migliorino le risorse naturali e l’habitat selvatico, capaci di fornire aria pulita e acqua, così come anche generare in loco energie rinnovabili e realizzare edifici e comunità più vivibili». Le parole d’ordine, perciò, d’ora in avanti dovranno cambiare: non più cemento a pioggia, ma costruzioni low carbon, sistemi di raffrescamento o riscaldameno passivo, di ventilazione naturale e di raccolta e conservazione dell’acqua, senza tralasciare il suo riscaldamento tramite energia solare.