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Architettura resiliente: la tradizione ci dà una mano

L'architettura resiliente delle Pole house riesce a resistere a terremoti e monsoni sfruttando la tradizione costruttiva polinesiana, giapponese e africana. Prefabbricazione ed energie rinnovabili rendono le piccole case davvero sostenibili

Architettura resiliente: la tradizione polinesiana ci dà una mano

 

(Rinnovabili.it) – L’architettura resiliente è una strada che si sta percorrendo nella progettazione a livello urbanistico e dei singoli edifici per proteggersi dai cambiamenti climatici. Spesso basta volgere lo sguardo al passato per trovare soluzioni sostenibili a portata di mano e la Pole House ne è la prova: la piccola casa resiste a terremoti, monsoni uragani ed allagamenti grazie a materiali naturali e tradizioni costruttive antichissime. Con il surriscaldamento globale sempre più spesso si sente parlare di fenomeni atmosferici estremi che causano la distruzione di interi centri abitati, l’architettura resiliente è la costruzione di edifici che sanno adattarsi al cambiamento e ai fenomeni meteorologici.

 

L’architettura resiliente delle Pole Houses

Le Pole Houses progettate da Tim Cornell devono alla tradizione polinesiana, africana e giapponese gran parte delle loro qualità: pali di legno molto massicci sollevano l’abitazione dal terreno ed una struttura in legno semimodulare permette di spostare le pareti interne per adattare la casa alle esigenze del momento. La prefabbricazione contiene i costi e rende possibile controllare le prestazioni mentre l’eliminazione di scavi, spostamenti di terreno e muri contro terra rispetta l’ambiente e rende molto veloci le operazioni di montaggio.

Ogni kit è personalizzabile in base alle condizioni climatiche della zona in cui andrà costruito, ad esempio per le bucature la scelta varia da una semplice zanzariera a tripli vetri riempiti di gas argon. Le energie rinnovabili sono integrate nella struttura che recupera le acque grigie e l’acqua piovana.

 

Architettura resiliente: la tradizione polinesiana ci dà una mano

I kit P-pod

La più piccola delle case prefabbricate dell’azienda americana ha una superficie totale di soli 53, 5 metri quadrati dei quali 23,8 coperti e 30 di balcone che circonda tutta l’abitazione. La semplice pianta quadrata è coperta da un tetto di legno a due falde mentre un piccolo deposito è ricavato nella parte più bassa della struttura. La particolarità dei kit P-pod è che partendo dal modello di base, che costa 24.950 dollari, si può personalizzare come si vuole l’abitazione integrando pannelli fotovoltaici e solari termici, migliorando il sistema isolante e aggiungendo compostiere o sistemi di recupero dell’acqua piovana.

 

Architettura resiliente: la tradizione polinesiana ci dà una mano