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Burocrazia 1-Architettura naturale 0: due mesi per demolire la bioarchitettura

Architettura naturale autocostruita- fonte naturalhomes.org(Rinnovabili.it) –  Ancora una volta sembra che la burocrazia abbia vinto contro il desiderio di realizzare un’architettura naturale ad impatto zero. Due mesi di tempo per demolire una piccola bioarchitettura costruita con soli materiali naturali per dare una casa ad una giovane famiglia che fino a poco prima viveva in roulotte.

 

Non potendosi permettere una vera casa e dopo 4 anni trascorsi all’interno della loro “casa mobile”, Charlie Hague e la sua compagna Megan in vista della nascita del loro primogenito, decisero di costruire su un terreno di loro proprietà nella Contea di Pembrokeshire nel Galles, un piccolo esempio unico di autocostruzione ad impatto zero: un’architettura naturale dove il tetto verde è realizzato in torba, le pareti sono in balle di paglia rivestite in calce naturale, gli arredi e la struttura sono costruiti con il legno di risulta delle vicine foreste.

 

Le severe norme di pianificazione della Contea e la mancanza di case a prezzi accessibili, spinsero Charlie a realizzare la bioarchitettura senza chiedere preventivamente il permesso di costruire, temendo un certo rifiuto. L’autorizzazione presentata a posteriori è stata però bocciata dal Consiglio che ha chiesto l’immediata demolizione dell’abitazione, unico esempio di architettura naturale, affermando che “benefici dello sviluppo ad impatto zero non sono più importanti del danno per il carattere e l’aspetto del paesaggio”.

 

Architettura naturale autocostruita- fonte naturalhomes.org

 

In realtà grazie ai materiali naturali e riciclati ed al ridottissimo impatto ambientale per la sua costruzione, la piccola architettura naturale si inserisce perfettamente nel contesto naturale, sorgendo tra l’altro a pochi chilometri di distanza dall’ecovillaggio di Lammas, ulteriore esempio di autocostruzione naturale ad impatto zero.

“Abbiamo costruito una casa su un terreno privato nella zona in cui entrambi siamo cresciuti, costruendo a basso impatto, con materiali naturali e riciclati”, affermano i due coniugi Hague nella petizione lanciata per salvare la loro casa.

 

“Nel costruire la nostra casa non abbiamo causato effetti negativi sul territorio circostante o sulla sua popolazione, abbiamo semplicemente creato un riparo, visto che è un nostro diritto umano. Siamo consapevoli che il sistema di pianificazione sia lì per un motivo, tuttavia riteniamo che debbano essere fatti dei grandi passi per rendere la vita a a basso impatto più realizzabile e accessibile alla popolazione”.

 

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