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Architettura green: il cemento che si ripara da solo grazie ai batteri

Gli studiosi dell'Università di Delft hanno trovato un cemento che si ripara da solo grazie ai batteri annegati nella miscela che apre nuovi scenari dell'architettura green

Architettura green: il cemento che si ripara da solo grazie ai batteri

 

(Rinnovabili.it) – Grazie ai batteri un nuovo tipo di cemento ecocompatibile si ripara da solo, aprendo nuovi scenari per l’architettura green.

Il difetto principale del calcestruzzo armato è che con gli anni tende a creparsi e quando l’umidità raggiunge le barre metalliche inizia ad arrugginirle e a logorarle fino a portare la struttura al collasso. Come fare perché le crepe non si formino? O meglio come fare perché una volta formate si colmino da sole? Un team di studiosi dell’Università di Delft in Olanda, ha trovato il modo per rendere il cemento più durevole aggiungendo dei semplici microrganismi alla miscela tradizionale.

Come funziona questa strategia per l’architettura green

I piccoli operai presenti nella miscela creano una sostanza calcarea capace di colmare le discontinuità nella materia lapidea del calcestruzzo green e di ridurre fino ad eliminare le crepe in modo ecologico per impedire all’acqua di arrivare a contatto con le armature.

“Abbiamo inventato il Bioconcrete – questo cemento che si guarisce con i batteri – ma avevamo bisogno di batteri capaci di sopravvivere nell’ambiente duro del cemento, un materiale lapideo simile alle rocce, molto secco”. Spiega il professore Henk Jonkers, descrivendo le difficoltà che ha incontrato il suo team di ricercatori nello sviluppo della geniale intuizione di miscelare i batteri al calcestruzzo.

Un’altra sfida importante che ha dovuto affrontare il microbiologo che lavora sul cemento green dal 2006 è stata come far sopravvivere per anni i batteri annegati nella miscela. I microrganismi scelti per abitare nell’ambiente alcalino della massa cementizia hanno bisogno di cibarsi per sopravvivere fino al momento in cui “serviranno” a colmare le crepe. In un primo momento si era pensato di aggiungere alla miscela dello zucchero, che però avrebbe compromesso le proprietà meccaniche della struttura.

Dopo una serie di esperimenti si è scelto il lattato di calcio, che viene aggiunto alla miscela in capsule di bioplastica contenenti i batteri. Una volta formatesi le crepe l’acqua scioglie le capsule e libera i batteri che si moltiplicano nutrendosi col lattato e di calcio e si combinano con gli ioni di carbonato per formare la calcite che sigilla le crepe.