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Alluminio fuso per lo storage delle rinnovabili tedesche

L’idea di Trimet, colosso tedesco dell'alluminio, è trasformare le vasche in cui avviene l’elettrolisi in grandi accumulatori di energia

Alluminio fuso per lo storage delle rinnovabili tedesche-

 

(Rinnovabili.it) – Le rinnovabili tedesche continuano a correre, ma il sistema di storage non riesce a tenere il passo. Mancano opzioni di stoccaggio per le grandi quantità di energia pulita. La soluzione potrebbe essere nell’alluminio fuso. Ci sta provando con un progetto pilota la Trimet Aluminium, primo produttore del metallo in Germania: l’intenzione è arrivare ad utilizzare le sue gigantesche pozze di metallo fuso come batterie virtuali. Produrre alluminio è un processo altamente energivoro: per una tonnellata di metallo flessibile, derivato dalla bauxite e convertito in ossido di alluminio fuso, Trimet impiega circa 14 megawattora, che termini economici sono comparabili a 500 euro. Se si moltiplica per 500 mila, ossia per il numero di tonnellate prodotte da Trimet lo scorso anno mediante processi di elettrolisi, si ottiene una montagna di denaro e di energia consumati dall’impianto della società, localizzato nell’area occidentale della città di Essen.

L’elettrolisi serve per trasformare l’ossido di alluminio in alluminio, e utilizza la corrente elettrica per stimolare la reazione chimica. Essa ha luogo in un serbatoio, dove elettrodi positivi e negativi separano il composto di alluminio e ossigeno. Nelle vasche in cui avviene l’elettrolisi è come se gli elettrodi, insieme alla grande quantità di metallo liquido che si deposita sul fondo e all’acqua che rimane in superficie, formassero delle enormi batterie.

 

Alluminio fuso per lo storage delle rinnovabili tedesche

 

Così Trimet può assorbire energia dalla rete quando questa è a buon mercato, mentre può rivenderla quando i prezzi salgono. L’azienda, inoltre, può ridurre temporaneamente il suo consumo di energia rallentando l’elettrolisi.

Heribert Hauck, responsabile della gestione energetica di Trimet, sostiene che questo scherzetto permetterà all’azienda di immagazzinare l’equivalente in alluminio di 3.360 megawattora ogni due giorni: abbastanza per alimentare 300 mila abitazioni per 24 ore.

Il principio che Trimet sta sperimentando potrebbe funzionare anche per altri processi industriali ad alta intensità energetica compresi quelli utilizzati per la produzione di cemento, carta, e prodotti chimici.