Il sistema di vasche comunicanti permette il ciclo completo dell'acqua grazie a microalghe, ossigeno rilasciato dalle piante che galleggiano sui bancali e pesci. Così replica il tradizionale sistema di stagni e dighe della regione
(Rinnovabili.it) – I trafficatissimi porti cinesi non dovrebbero essere soltanto container, superpetroliere e navi cargo. La pensa così Thomas Chung, docente associato di architettura presso l’Università Cinese di Hong Kong, che grazie al suo progetto “Floating Fields” si è aggiudicato il premio speciale dell’Urbanism\Architecture Bi-City Biennale di Shenzhen. Questi orti urbani galleggianti vogliono dimostrare la necessità di un ritorno all’agricoltura nella baia di Shenzhen. Infatti la città, che si trova alla foce del fiume delle Perle a poca distanza da Hong Kong e da decenni è una Zona Economica Speciale, è uno degli snodi industriali e commerciali più importanti di tutta la Repubblica Popolare.
Un tempo il delta del fiume era sì un polo commerciale, ma imperniato su una forma di agricoltura ecologica benché intensiva che sfruttava un sistema di dighe e stagni. Invece di tornare banalmente indietro nel tempo, il professor Chung ha applicato tecnologie attuali per ripristinare le attività di una volta e, soprattutto, sottolineare i danni provocati dall’urbanizzazione selvaggia (Shenzhen conta 10 mln di abitanti) e dall’inquinamento fuori controllo.
Così ha scelto una fabbrica dismessa per installare i suoi orti urbani. Su una serie di vasche che alludono alla baia galleggiano bancali dove crescono diverse varietà di ortaggi, mentre in altre vengono coltivate alghe e altre ancora ospitano un sistema di filtraggio delle acque. Le vasche collegate tra loro replicano il sistema di dighe e stagni, ma integrano l’acquacoltura con l’idroponica e formano un ciclo dell’acqua completo ed ecologico. I bancali hanno l’importante funzione di cedere ossigeno all’acqua delle vasche, ottimizzandone in questo modo il riciclo.
Inoltre, le altre fasi del ciclo sfruttano la coltivazione di microalghe, che sono anche oggetto di studio per possibili ulteriori usi in architettura. L’installazione, che proseguirà fino all’anno prossimo, è pensata per fare di uno spazio pubblico un luogo d’incontro dove gli abitanti di Shenzhen possono sperimentare di prima mano un sistema ibrido alternativo e sostenibile di coltivazione.