Così il piano per l'ambiente della multinazionale francese privilegia chilometro zero e riduzione degli sprechi di cibo. Gli orti urbani e i giardini vegetali saranno installati in 1 albergo su 4.
(Rinnovabili.it) – Su un piatto della bilancia ci sono il chilometro zero, il taglio delle emissioni di CO2 dovute ai trasporti e la drastica riduzione degli sprechi. Sull’altro piatto c’è la necessità di contenere le spese e la ricerca del profitto. Nella sezione “ambiente” del business plan di Accor, colosso del settore alberghi e ristorazione, sembra che abbiano trovato posto entrambi. Almeno a giudicare dall’annuncio dell’azienda: entro il 2020 pianterà 1.000 orti urbani e giardini vegetali nei suoi hotel.
L’obiettivo principale, ha spiegato il Ceo di Accor Sebastien Bazin, è ridurre lo spreco di cibo del 30%. Come? Prima di tutto tenendo i conti precisi di quanto cibo va sprecato, dove e per quali motivi. Le cucine quindi dovranno fornire il peso esatto degli scarti e la loro provenienza.
Ma la decisione più importante riguarda la scelta di votarsi al chilometro zero. È chiaro, i cibi prodotti localmente oltre a ridurre le emissioni dovute ai trasporti hanno anche benefici sul budget. Ma Accor ha preferito riconvertire un quarto dei suoi hotel in modo che possano ospitare orti urbani e giardini vegetali. In tutto saranno circa 1.000 e inizieranno a produrre i primi ortaggi entro il 2020. Gli orti non potranno fornire la varietà di prodotti che oggi entra nelle cucine della multinazionale, e per questo Accor ha scelto di modificare i menù: non più 40 piatti diversi tra cui scegliere, ma al massimo 10-15.
L’obiettivo finale, da raggiungere nei prossimi anni, è migliorare l’efficienza energetica degli hotel della catena per renderla carbon neutral. Ma per il momento non è stata ancora messa nero su bianco alcuna strategia concreta in questo senso.