Dal palco del World Economic Forum di Davos, il capo dell'Agenzia Internazionale dell'Energia avverte: con il calo dei prezzi del greggio, per le rinnovabili la vita non sarà facile
(Rinnovabili.it) – Si respira un’aria pesante al World Economic Forum (WEF) di Davos. Da questa mattina esponenti di primo piano della politica e del business internazionale sono riuniti nelle celebre località svizzera per discutere delle questioni più urgenti che il mondo si trova ad affrontare in materia di economia, ambiente e salute. All’ordine del giorno c’è il crollo dei pezzi del petrolio e la sua connessione con il rallentamento dell’economia cinese, due dei temi che più impensieriscono insieme alle nuove turbolenze sui mercati finanziari.
Per gli esperti, la repentina caduta dei prezzi del greggio che ha toccato i livelli più bassi degli ultimi dodici anni, non si assesterà durante questo 2016; al contrario il mercato dell’oro nero dovrà fare un consistente sforzo per cercare di assorbire nuove forniture da produttori come l’Iran, mentre la Repubblica Popolare cinese continua a mostrare poco appetito e l’Arabia Saudita aumenta la produzione per guadagnare quote di mercato. La prospettiva? Secondo l’Agenzia Internazionale dell’Energia (IEA), che questo diventi il terzo anno di fila in cui l‘offerta supererà la domanda di 1 milione di barili al giorno. “Se guardiamo la situazione 2016 della domanda e dell’offerta, i prezzi sono ancora sotto pressione. Non vedo alcuna ragione per cui dovremmo aspettarci un aumento a sorpresa nel corso di quest’anno”, ha spiegato Fatih Birol, direttore esecutivo dell’Agenzia. “In uno scenario nel quale l’Iran aggiunge 600mila barili al giorno entro metà anno e gli altri membri dell’Opec mantengono l’attuale livello produttivo l’offerta globale di petrolio potrebbe eccedere la domanda di 1,5 milioni di barili al giorno. Se non cambierà qualcosa il mercato petrolifero potrebbe affogare in un eccesso di offerta. E i prezzi potrebbero scendere ancora”.
Per Birol il problema va inquadrato anche nell’ambito dell’attuale lotta climatica: questi trend dei prezzi petroliferi costituirebbero una minaccia crescente per l’obiettivo mondiale di ridurre le emissioni attraverso l’aumento delle energie rinnovabili. La previsione del capo della IEA è che il calo dei costi del petrolio e del gas possa ridurre gli incentivi governativi per migliorare l’efficienza energetica e l’installazione di impianti a fonti rinnovabili. Non è peraltro un mistero che fino ad oggi i più grandi investimenti nell’efficienza energetica siano stati guidati non tanto da preoccupazioni ambientali, quanto dall’interesse per il risparmio economico; interesse che viene meno se i combustibili fossili diventano progressivamente più economici.
Birol ha avvertito il gruppo di esperti riuniti a Davos, “per le rinnovabili la vita non sarà facile”, ma prima di spaventarsi davvero forse sarebbe il caso di rileggere l’analisi presentata da Bloomberg New Energy Finance. Secondo la società di ricerca l’impatto sarà decisamente più moderato rispetto a quanto preventivato. Al contrario, in alcune aree del pianeta si potrebbe verificare anche un’ulteriore spinta alla diffusione dell’energia pulita. Liebreich, presidente del comitato consultivo a Bloomberg New Energy Finance così affermava: “Non ci dovremmo concentrare su come il calo dei prezzi del petrolio impatti sul passaggio all’energia pulita, ma su quanto il passaggio di energia pulita stia influenzando il prezzo del petrolio”.