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Venezuela, il venerdì non si lavora per risparmiare energia

Venezuela il venerdì non si lavora per risparmiare energia(Rinnovabili.it) – Il modo migliore per risparmiare energia è non lavorare il venerdì. Una decisione simile, in Italia, avrebbe il sostegno plebiscitario della popolazione, ma in Venezuela è successo davvero.

Da domani alla prima settimana di giugno, il Paese andrà in ferie un giorno prima. Tuttavia, la scelta è figlia della nefasta congiuntura climatica, dal momento che una prolungata siccità sta affliggendo lo Stato, compromettendo seriamente le centrali idroelettriche che forniscono il 60% dell’energia. Continui black-out, inflazione a livelli record e carenza di beni fondamentali, come carta igienica e sapone.

Nell’estremo tentativo di tamponare una situazione drammatica, il presidente Nicolas Maduro ha annunciato in tv il piano straordinario. Per due mesi, il venerdì non si lavorerà, allo scopo di tagliare il consumo elettrico. Lo stress idrico ha abbassato i livelli dei bacini che alimentano 18 impianti idroelettrici: per evitare il tracollo, il presidente ordinerà alle industrie pesanti di risparmiare il 20% dell’elettricità e ad alberghi e centri commerciali di generare da sé la propria energia per almeno 9 ore al giorno.

 

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«Questo piano di 60 giorni – ha detto Maduro – consentirà al Paese di superare questo periodo difficile e rischioso. Invito le famiglie e i giovani a partecipare a questo programma con disciplina, con coscienza ed estrema collaborazione per affrontare questa situazione estrema».

Già a Pasqua il presidente aveva concesso 3 giorni di ferie in più ai venezuelani, riuscendo a guadagnare 22 centimetri d’acqua nella diga di Guri, nello Stato meridionale del Bolivar, sul Rio Caronì. L’impianto copre il 75% dei consumi elettrici di Caracas, la capitale del Venezuela.

Se il livello dell’acqua della diga scende sotto i 240 metri sul livello del mare, il governo potrebbe essere costretto a chiudere la centrale idroelettrica per evitare di danneggiare le turbine. Una mossa che porterebbe inevitabilmente a dover razionare le risorse residue. Attualmente, l’asticella segna circa 243 metri, a un soffio dalla soglia di guardia.

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